Il Regolamento consiliare attribuisce al Presidente del Consiglio provinciale amplissimi poteri per quanto riguarda la gestione dei lavori consiliari, ed in particolare le sedute. Ciò risponde a criteri che nessuno mette in discussione, ritenendo che il Presidente tuteli tutti i consiglieri nello svolgimento delle proprie funzioni, a prescindere dalle diverse opzioni politiche da essi rappresentate.
Ciò non significa, tuttavia, che egli sia, per così dire, legibus solutus, vale a dire sottratto all’obbligo di rispettare disposizioni dettate dagli organismi competenti a tutela della salute di tutti i cittadini (oltre che degli altri diritti personali e sociali).
In periodo di pandemia da Coronavirus, il Governo ed il Parlamento hanno emesso delle norme piuttosto stringenti, che valgano per tutti, per contenere da un lato la diffusione del Coronavirus e consentire, dall’altro, a coloro per i quali non è possibile restare a casa, di svolgere le proprie funzioni con margini di sicurezza accettabili. Fra queste persone rientrano anche i consiglieri provinciali e molti fra i dipendenti pubblici costretti al lavoro per evitare la paralisi totale delle istituzioni.
La seduta del Consiglio provinciale del 9 e 10 maggio, straordinaria per la durata (24 ore), rientrava ovviamente fra quelle riunioni che non potevano essere differite. Tuttavia quello che si è verificato durante la seduta, per quanto riguarda il rispetto delle norme di sicurezza sanitaria è stato sconcertante e preoccupante.
Nessun consigliere e nessun dipendente è stato preventivamente sottoposto al test della misurazione della temperatura corporea mentre le norme prevedono tassativamente che nel caso in cui la misurazione della temperatura, prescrittiva in tutti i luoghi di lavoro in tempi di pandemia, riveli una temperatura superiore a 37,5 gradi, la persona debba essere allontanata e successivamente sottoposta ai controlli per stabilire se sia positiva al Coronavirus e quindi isolabile coattivamente.
Ho rilevato invece come molti colleghi fossero privi di mascherina, quando si muovevano all’interno dell’ emiciclo e nei luoghi immediatamente adiacenti, dove si sono formati frequenti capannelli (anche in prossimità dei distributori di bevande, nel seminterrato) e dove alcuni consiglieri tenevano la mascherina abbassata. Con ciò si è palesemente violato l’obbligo di distanziamento di almeno un metro e di utilizzo di dispositivi, come la mascherina chirurgica, che notoriamente protegge gli altri ma non se stessi. E’ utile solo se tutti la usano.
Tutto ciò è intollerabile perché i consiglieri e il personale sono stati esposti al pericolo di essere contagiati, non potendo escludere che nessuno dei presenti fosse infetto, seppure asintomatico, visto che non era stato effettuato alcun controllo.
In secondo luogo è facile immaginare cosa possono aver pensato coloro che hanno seguito i lavori sui social o in tv, di fronte ad un così palese disprezzo per disposizioni che in queste settimane sono state invece a loro applicate, in molti casi anche con pesanti sanzioni economiche, e ciò ad opera proprio di chi le norme in certi casi emana e/o deve far applicare.
Tutto ciò premesso, si interroga il Presidente del Consiglio provinciale per sapere:
1. se non ritenga di dover garantire, per il futuro, il pieno rispetto delle norme sulla salute pubblica dettate dai protocolli che garantiscono la sicurezza sui luoghi di lavoro;
2. se non ritenga una evidente infrazione della normativa sul lavoro in caso di pandemia, aver omesso di misurare la temperatura corporea agli assessori, ai consiglieri e al personale prima dell’ingresso in aula consiliare;
3. le motivazioni per le quali non ha ripreso i consiglieri che in Aula si muovevano senza mascherina o con la mascherina abbassata sul mento;
4. se – considerata l’ oggettiva difficoltà di portare guanti e mascherine per molte ore – non intenda prevedere pro futuro la sanificazione dell’aula consiliare tra la seduta del mattino e quella del pomeriggio, stante anche la particolare situazione dell’aula consiliare notoriamente senza finestre;
5. se – in caso di sedute svolte in aula consiliare o in locali che prevedono la presenza dei consiglieri – non ritenga di rendere prescrittive le misure stabilite dall’ Istituto Superiore di Sanità, cioè la misurazione preventiva della temperatura e l’uso di guanti e mascherine, cosa che attualmente avviene anche in esercizi commerciali aperti al pubblico;
6. se non ritenga più sicuro garantire che le sedute possano svolgersi, tutte le volte che è possibile, in video-conferenza, posto che il sistema é già attivato;
7. se non ritenga che sia stato a dir poco imprudente trattenere per 24 ore la Giunta provinciale, i consiglieri e il personale tutto, in una situazione poco sicura dal punto di vista igienico sanitario, che ha causato tra l’altro un prevedibile calo dell’attenzione, dovuto alla lunga veglia e alla stanchezza, che ha determinato comportamenti pericolosi per sé e per gli altri.
Cons. Lucia Coppola
Futura
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