Un vecchio adagio dice che “prevenire è meglio che curare” e, di questi tempi, questo detto assume una valenza ancora maggiore. A prima vista potrebbe sembrare un monito riferito esclusivamente alla salvaguardia della salute, ma in realtà ha un significato molto più ampio.
Nessuno ha la sfera di cristallo o riconosciute capacità di chiaroveggenza con le quali riesce a prevedere cosa succederà nel futuro (anche prossimo) tuttavia, da esseri dotati di intelligenza costruttiva, abbiamo la capacità e quindi il dovere di fare dei test per anticipare eventuali inefficienze o criticità delle idee che pensiamo. Lo facciamo per tutto, perché non farlo anche per la scuola?
Sono padre di 3 figli che frequentano la prima, la terza e la quinta elementare. Come molti genitori lavoratori, anche noi, siamo preoccupati per il futuro nostro e dei nostri figli. Ad oggi sono oltre 2 mesi che ci occupiamo quotidianamente della loro istruzione scolastica. Per fortuna, i nostri figli hanno dei maestri eccezionali che si adoperano per fornire le giuste linee guida agli studenti e sopperire alle nostre mancanze di insegnanti, che non siamo.
Il futuro prospettatoci dal Governo nazionale, e non solo, prevede che da settembre i nostri figli inizieranno un nuovo percorso di studi, mai sperimentato prima e ideato senza considerare le svariate esigenze familiari e lavorative dei genitori. Noi, da buoni genitori, stiamo cercando di colmare queste enormi lacune e pensiamo a come potremo adattarci a questi nuovi protocolli.
Primo, non siamo insegnanti. Ora come ora lo stiamo facendo per amore dei nostri figli, e lo facciamo per questo periodo particolare, ma se a settembre continuerà (anche se a giorni alterni) la cosa diventerà pesante per tutti, bambini compresi.
Secondo, abbiamo la casa invasa di tablet, computer e smartphone per permettere ai nostri figli di scaricare i video e seguire i compiti (senza la nostra costante presenza sarebbero distratti da YouTube, Facebook e altri mille siti più o meno “istruttivi”).
Terzo, la connessione ad internet è pessima. Noi viviamo fuori città e la fibra ci era stata promessa svariati anni fa, ma abbiamo solo subito i lavori di interramento e poi… più niente.
Quarto, avendo tre figli, con molta probabilità, ogni giorno, almeno uno dei tre dovremo portarlo a scuola mentre uno o due resteranno a casa. Magari a tempo perso dovremo anche lavorare.
Siamo ai primi di maggio e sappiamo che per quest’anno scolastico la scuola non riprenderà. Ce ne siamo fatti una ragione. Va benissimo pensare a come poter riprendere a settembre, ma visto che mancano ancora 4 mesi, potremmo sperimentare queste nuove idee così da scoprirne le criticità e pensare, con la dovuta calma, quali soluzioni adottare.
Nel resto dell’Europa, i bambini delle materne e delle elementari vanno già a scuola da qualche settimana, mentre chi sta a casa a studiare sono “i grandi” per i quali non c’è bisogno di costante sorveglianza e presenza da parte dei genitori che possono invece andare al lavoro. Perché noi, in Italia, dobbiamo continuamente guardare come sono bravi “quelli del nord” e non iniziamo a fare anche noi come “quelli del nord”. Inoltre, è proprio necessario fare 3 mesi di vacanza estiva? Una volta c’era l’obbligo della leva, c’era l’obbligo delle vacanze ad agosto per le aziende che chiudevano per 3 settimane o addirittura tutto il mese di agosto, la domenica era una giornata di festa ed i negozi erano chiusi. Oggi tutto questo è cambiato, forse è ora che lo faccia anche la scuola.
Va bene, facciamo ripartire la scuola con il sistema alternato, ma sperimentiamo prima e, se è il caso, facciamo i dovuti interventi per rendere quest’idea efficiente. Magari, come nei bei tempi passati, saranno quelli del nord a seguire quelli del sud.
Michael Iuni – Membro del Coordinamento di Trento di AGIRE per il Trentino
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