Nel 2012 la Provincia di Trento ha introdotto delle norme volte a disciplinare la pratica delle discipline gravity che sono:
• freeride, disciplina che pone l'attenzione sullo stile, le manovre aeree e le parti tecniche dei percorsi, come l’omonima disciplina sciistica, praticata prevalentemente nei bike park ovvero circuiti in discesa predisposti con salti, ripidi, curve paraboliche e trampolini;
• downhill, disciplina che si svolge completamente in discesa lungo piste dai 2 ai 5 chilometri preparate su pendii anche molto ripidi e con ostacoli naturali o artificiali, come salti, gradoni alti svariati metri e sezioni sconnesse di rocce e radici;
• four-cross o mountain cross è una competizione gravity, di brevissima durata, ad eliminazione tra quattro biker in brevi tracciati artificiali, con salti e ostacoli, che si avvicina molto al downhill.
Tali pratiche sportive richiedono l’esclusivo utilizzo di percorsi dedicati da parte dei bikers, in quanto difficilmente potrebbe sussistere una convivenza tra pedoni e biciclette, viste le caratteristiche dei tracciati e le modalità di utilizzo degli stessi.
Per questo motivo spesso tali pratiche vengono condotte all’interno di bike park, cioè aree esclusivamente destinate a tali attività. La disciplina del bike park è regolata dall’art. 27 della l.p. 31 ottobre 2012, n. 22, che ha modificato la l.p. n. 7/1987 prevedendo che le aree sciabili previste dal PUP possano essere utilizzate per la discesa con la mountain bike su tracciati esclusivamente destinati a tale attività.
Questo tipo di attività sportive non sono certamente da demonizzare ma mi preme sollevare l’attenzione sull’impatto che la pratica di questo sport ha sul territorio montano.
Ho ricevuto delle segnalazioni che mi informano che sulla Paganella, versante Fai della Paganella, una parte del territorio è stato di fatto sottratto al pubblico, in quanto non più utilizzabile dagli escursionisti per oggettiva impossibilità d’uso ed evidente pericolosità (indicata con divieti di passo). Praticamente è stato utilizzato una parte di bosco naturale e non antropizzato per creare percorsi di downhill.
Le piste di downhill sono realizzate su un terreno naturale “addomesticando” i percorsi con pedane in legno, auto leganti in cemento ma soprattutto sbancamenti e riporti necessariamente ripetuti, visto l’usura che i pneumatici della bike continuano ad operare. Ecco quindi la necessità di cantieri permanenti per permettere lo svolgimento di questo sport.
Tutto ciò a discapito degli apparati radicali degli alberi e della vegetazione nel suo complesso.
Si dimentica nuovamente la reale essenza del concetto di montagna ed il rispetto e l’attenzione che merita.
Ciò premesso interrogo il presidente della Giunta provinciale per sapere:
1. quale sia l’iter per l’ottenimento della concessione ad effettuare tracciati utilizzabili dai bikers all’interno dei bike park e fuori;
2. se sia necessario presentare progetti dettagliati;
3. chi è deputato a visionare i progetti e a decidere sulla loro autorizzazione;
4. se viene fatta una attenta valutazione di impatto ambientale prima di concedere l’autorizzazione ad attuare i percorsi;
5. se i tracciati di cui in premessa, in zona Fai della Paganella, sono stati autorizzati e da chi;
6. quando questi tracciati non verranno più utilizzati chi si curerà della rinaturalizzazione del luogo.
Lucia Coppola
consiglieri provinciali Futura 2018
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