Nelle scorse ore pare che il Governo giallo-rosso abbia trovato una quasi-intesa sulla proposta del ministro all’Agricoltura Teresa Bellanova – da inserire nel dl maggio - di regolarizzare oltre 300.000 immigrati tramite la “conversione del permesso in permesso di soggiorno per motivi lavoro della durata minima di quattro mesi o per il periodo di lavoro contrattuale se superiore ai quattro mesi“.
Sorprende che a favorire la regolarizzazione indiscriminata sia una ex-sindacalista, posto che siamo tutti a conoscenza delle battaglie dei sindacati perché nei campi entri solo “manodopera specializzata”, cosa che costringe gli imprenditori agricoli a istruire i propri collaboratori e a tenere un registro delle lezioni impartite (utilizzo dell’attrezzatura e dei dispositivi di protezione individuale ecc.). C’è anche da tenere presente che – il provvedimento Bellanova – danneggia la manodopera specializzata straniera che negli scorsi anni ha lavorato nei nostri campi. Eh sì, perché impedendo a questo tipo di lavoratori di arrivare in Italia (soprattutto dall’est della Comunità europea) non solo si rallenta e si riduce la qualità del raccolto – generando un danno anche per l’imprenditore agricolo – ma si impedisce anche loro di lavorare.
Noi di AGIRE per il Trentino, attraverso il nostro Consigliere provinciale Claudio Cia, abbiamo presentato le nostre proposte, che permetterebbero di dare delle risposte al problema “stagionali in agricoltura” anche in Trentino: oltre al ripristino della possibilità di utilizzare i voucher e alla sottoscrizione di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei lavoratori per permettere loro di arrivare e lavorare in Trentino (sulla falsariga di ciò che avviene hanno fatto Germania e Gran Bretagna), la Provincia potrebbe modificare la misura, introdotta lo scorso anno, per permettere a studenti e neo-diplomati di iscriversi nelle liste dell’Agenzia del lavoro per lavorare come stagionali consentendo l’iscrizione anche ai lavoratori che a causa delle misure di contenimento del contagio sono sospesi in cassa integrazione e a quelli che non rientreranno o perderanno il lavoro (magari aggiungendovi anche i pensionati che volessero dare una mano). È infatti noto che la legge consente di sospendere sia la Naspi che la cassa integrazione per lavorare e poi tornare a percepire l’ammortizzatore sociale. Questa misura in particolare, permetterebbe di colmare in parte il fabbisogno di manodopera – che per il 2020 varia tra i 12.000 e i 30.000 lavoratori - (tanto ormai abbiamo capito che al Governo non interessa la loro specializzazione) con persone che già risiedono in Trentino.
Michael Moser – Coordinatore territoriale AGIRE per il Trentino in Valle di Cembra
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