L’anno scolastico sta lentamente volgendo al termine, tra didattica on-line e compiti da consegnare entro una determinata scadenza. Sono lontani i tempi in cui a maggio si vedeva lo sprint dei professori - occupati a portare a termine il programma scolastico – a cui si contrapponeva, quasi per natura, uno sprint da parte degli studenti: quelli più bravi impegnati a consolidare i risultati ottenuti nel corso dell’anno, gli altri impegnati nel recuperare materie a suon di interrogazioni e verifiche per dimostrare di meritare in primis la promozione e poi a scongiurare quei “debiti” che come macigni pesano sull’estate, impedendo di divertirsi e rilassarsi appieno perché impegnati a studiare.
Quest’anno tutto ciò non ci sarà. È pur vero che la Ministra Azzolina ha dichiarato che “non ci sarà alcun 6 politico” ma pare evidente che a meritare un 5 questa volta sia proprio la politica. Eh sì, perché al termine di quest’anno scolastico tutti saranno promossi alla classe successiva, teoricamente con i voti conquistati (dunque con i 4 e i 5 che non spariranno ma che dovranno essere recuperati nel corso dell’anno scolastico 2020/2021). È chiaro però che – nel momento stesso in cui gli studenti sono venuti a conoscenza della lieta novella – il loro impegno ha iniziato a venire meno. D’altronde, chi me lo fa fare di seguire le lezioni, fare tutti i compiti, farmi interrogare, se tanto al termine dell’anno verrò promosso comunque? Ecco che allora è scattata la vacanza, con studenti latitanti che verranno comunque promossi e che ai “debiti” ci penseranno l’anno prossimo. Ciò si è tradotto in un problema anche per le famiglie che – in assenza di un valido stimolo come la possibile bocciatura – non riescono più a motivare i loro figli a partecipare attivamente alla didattica a distanza.
Io credo che questa situazione dovrebbe farci riflettere, non solo perché essa vanifica l’impegno degli studenti e dei professori che con serietà danno il massimo anche nella didattica a distanza, ma soprattutto perché essa ha fatto venire meno l’intrinseca funzione dell’istruzione, ovverosia la preparazione alla vita futura. Come possiamo pensare che i nostri ragazzi crescano nella rettitudine e si impegnino se quello che gli si insegna è che non importa ciò che fanno, tanto la faranno sempre franca? Questa è una domanda che la politica deve porsi e alla quale deve trovare una risposta in fretta, altrimenti in futuro non ci sarà più niente per cui valga la pena impegnarsi e combattere.
Cons. Claudio Cia
Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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