La festa dei lavoratori che ogni anno celebriamo il 1° maggio è da sempre un’occasione per riflettere sul valore rappresentato da un’attività che davvero nobilita l’uomo, conferendogli dignità e dandogli una ragione per alzarsi dal letto ogni mattina, il lavoro. Lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo.
Negli ultimi anni, complice forse la diffusione di un maggior grado di benessere rispetto alle generazioni passate, ci si è spesso chiesti se il vecchio adagio “il lavoro nobilita l’uomo” abbia ancora senso, posto che l’uomo può trovare soddisfazione anche negli hobby (e quanti se ne sono sviluppati al giorno d’oggi grazie alla tecnologia!). Resta il fatto che oggi solo chi ha tanto tempo libero può sviluppare e coltivare un passatempomentre chi è in difficoltà sarà costretto – per vari motivi – a continuare solo a lavorare. Ecco che allora il tempo libero diventa metro di separazione. La quarantena per il Covid-19 ci ha messi però tutti sullo stesso piano:a tutti – indipendentemente dal lavoro svolto – è stato fornito lo stesso tempo, ma mentre chi già prima del lockdown era in difficoltà ha utilizzato questo tempo tra i rimorsi e le preoccupazioni per il proprio futuro e quello della propria attività, chi invece prima della quarantena non aveva preoccupazioni ha continuato imperterrito a godersi il proprio tempo libero.
Dev’essere stato proprio in questo tempo libero che – molti politici e sindacalisti – hanno smesso di occuparsi delle loro funzioni, per assumere il ruolo di organizzatori di eventi sui balconi. Ecco allora che ci si ritrova sui balconi a cantare "Bella ciao", un altro giorno si srotolano striscioni e un altro ancora si sbattono padelle. Nel frattempo i giorni passano, le aziende chiudono e la gente rimane a casa, per davvero questa volta, e non per la quarantena.
Pensare che la festa del primo maggio ha origine dalle proteste di fine 800 per ridurre i turni di lavoro e chiedere condizioni più dignitose e sicure. Oggi, i lavoratori chiedono di poter tornare al lavoro quanto prima. Per questo spero che al di là della tradizionale "festa", che ques'anno non ci sarà, il 1° maggio possa tornate ad essere un momento di riflessione, cosicché politici e sindacalisti possano tornare a lavorare per il bene dei cittadini e del loro territorio, prendendo decisioni coraggiose (e non delegandole sempre a qualche tecnico) e soprattutto parlando con chiarezza, in modo che tutti possano capire. Solo in questo modo, io credo, si può sperare che i cittadini tornino a credere nella politica.
Cons. Claudio Cia
Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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