Notiamo sempre con maggior sconcerto il dibattito che si è sviluppato attorno al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità). Le sempre più frequenti scomposizioni che si presentano nell’Unione Europea, reduce da poco da una grande batosta chiamata Brexit, non sono che il riflesso delle divisioni interne dei singoli Stati Membri.
Secondo gli ultimi accordi a livello europeo, pare che tra le soluzioni messe sul tavolo (non si sa ancora bene da chi) ci sia anche l’ormai famigerato MES, ovvero un’organizzazione intergovernativa fondata per dare assistenza finanziaria agli Stati UE e già utilizzata in passato per Paese importanti come Grecia e Portogallo; la novità risiederebbe però nel fatto che per le spese sanitarie dovute all’emergenza Covid-19 il MES sarebbe “light”, ovvero senza condizionalità. Da allora si è tornati a parlare di MES, disquisendo su chi l’abbia inventato, su chi abbia voluto migliorarlo, su chi preferirebbe usare un altro strumento dal momento che il MES “originale” comporterebbe per lo Stato che ne usufruisca una serie di riforme devastanti per la ristrutturazione del debito,…e via discorrendo. Non interessa molto in questa sede la storia del MES, perché quello che forse la politica non ha ancora colto è che tutto questo dibattito spreca energie e soprattutto tempo che i cittadini non hanno più: a causa del Coronavirus sono morti molti italiani, altri ancora sono in terapia intensiva, la povertà è in grosso aumento e - come se non bastasse - l’economia sta precipitando.
In questo momento purtroppo il centro-destra si presenta diviso non solo sul MES (sul quale Forza Italia pare essere favorevole), ma anche sulle soluzioni alternative: c’è chi come l’ex Ministro Giulio Tremonti propone gli Eurobond (ovvero un nuovo strumento finanziario emesso da tutti gli Stati Membri UE, mettendo così in comune il debito) e chi come il leader della LEGA Matteo Salvini propone i Bot di guerra (cioè un’emissione straordinaria di titoli di Stato riservata agli Italiani ). Un’idea certamente interessante ma che pare difficilmente applicabile (sia a causa della storica diffidenza dell’SVP nei confronti dell’ente regionale, sia perché – tecnicamente – si potrebbe agire solamente a livello provinciale) è quella del c.d. Bond regionale, il quale – stando a quanto dichiarato dagli esperti – godrebbe di rating superiori a simili iniziative del Governo. L’unica certezza è che bisogna fare presto, molto presto e che – qualunque sarà la soluzione da attuare - come dichiarato dal Presidente Maurizio Fugatti “proprio perché si tratta di denaro dei trentini dovrà essere un’operazione chiara ai loro occhi”. È quindi chiaro che sarà più che mai necessaria una comunicazione trasparente e precisa, sostenuta da una strategia concreta in grado di mettere al centro le esigenze attuali e future dei trentini.
Sandro Bordignon - Vice Segretario di AGIRE per il Trentino
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