Nel mese di marzo 2020 le denunce di violenza in ambito familiare sono aumentate del 78% rispetto al mese di marzo 2019. Di queste denunce il 28% proviene da donne che per la prima volta si sono rivolte ai centri antiviolenza e alle forze dell'ordine. Donne che, specialmente in questo periodo nel quale siamo costretti tra le mura domestiche, trascorrono ancor più tempo insieme a uomini violenti. Le case diventano prigioni da cui è difficile scappare o fare anche una semplice telefonata di richiesta di soccorso.
L' Istituto di statistica della Provincia di Trento in una rilevazione “Le denunce relative a violenza di genere”, riferisce che nel 2018 le denunce e gli ammonimenti hanno raggiunto il totale di 834 reati ipotizzati, evidenziando un incremento rispetto al 2017 (786 reati). In media si sono avuti 1,7 episodi ogni giorno. È probabile che questi numeri siano sottostimati in quanto molte donne non denunciano le violenze subite.
Il Procuratore di Trento, Sandro Raimondi, ha stabilito che in caso di violenza domestica non saranno più le donne e i bambini a dovere lasciare la casa, ma verranno trasferiti i maltrattanti. Non solo per non esporre i più deboli al rischio Covid-19, ma anche per non aggiungere violenza alla violenza. Una decisione importante ed apprezzabile che mi auguro venga applicata anche in altre regioni italiane.
Le donne maltrattate devono sapere che possono denunciare senza paura perché possono contare su un aiuto esterno che possono contattare con diverse modalità e a qualsiasi ora del giorno e che finalmente vi è la garanzia che gli uomini violenti saranno allontanati immediatamente.
In Provincia di Trento vi è già una importante rete di intervento e sostegno che garantisce una risposta tempestiva a questi problemi anche se – considerato il consistente aumento dei casi di violenza di quest’ultimo periodo - in alcuni territori sarebbe necessario aumentare il numero di alloggi e ricoveri sicuri in attesa dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Ho presentato nelle scorse settimane, con Paolo Ghezzi, un disegno di legge che ha l’obiettivo di garantire un supporto economico e abitativo che possa aiutare la donna che ha subito violenza affinché possa rendersi libera e indipendente, anche dopo essere uscita dalla rete di supporto temporanea già prevista dalla normativa provinciale.
Mi auguro che questo disegno di legge possa essere discusso ed approvato rapidamente, correggendo la recente decisione, inserita per legge, che prevede l’allontanamento dagli appartamenti ITEA delle famiglie in cui si verificano risse e violenze, mettendo sullo stesso piano vittima e aggressore, diventando così un disincentivo a far emergere i casi di violenza sulle donne.
Nessuna donna e nessun bambino/a dovranno sentirsi più soli.
Lucia Coppola
portavoce dei Verdi del Trentino
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