Modificare le norme in materia di scadenza dei prodotti freschi come il latte, in questo momento di difficoltà del settore, significa non tutelare la filiera italiana e la genuinità dei prodotti freschi che devono ritornare a riempire sulle nostre tavole, non solo per tutelare la nostra agricoltura ma anche per l’elevato valore nutrizionale dei prodotti italiani freschi.
A causa dell’emergenza COVID-19, in Italia la vendita del latte fresco è diminuita considerevolmente, si stima intorno al 25% rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita di circa 15mila tonnellate al mese. Questo calo è dovuto soprattutto alla chiusura di attività del canale Ho.re.ca. come i bar, ristoranti, hotel e pizzerie e anche per le modificate abitudini dei consumatori che stanno privilegiando, in questo momento, l’acquisto di generi alimentari a lunga conservazione o a lunga scadenza.
Il trattamento e della commercializzazione del latte alimentare vaccino è regolato dalla legge n. 169/1989 che dà la definizione di latte fresco, mentre la legge 204/2004 che disciplina l'etichettatura di alcuni prodotti agroalimentari, stabilisce all’articolo 1, comma 1, che “La data di scadenza del "latte fresco pastorizzato" e del "latte fresco pastorizzato di alta qualità" è determinata nel sesto giorno successivo a quello del trattamento termico, salvo che il produttore non indichi un termine inferiore. L'uso del termine "fresco" nelle denominazioni di vendita del latte vaccino destinato al consumo umano è riservato ai prodotti la cui durabilità non eccede quella di sei giorni successivi alla data del trattamento termico.”.
Il calo delle vendite di latte fresco e la regola dei sei giorni per la scadenza sono strettamente collegate perché da un lato obbliga i produttori a convertire il latte fresco che non viene venduto come tale in altri prodotti, dal latte UHT alle mozzarelle allo yogurt, dall’altro, poiché in nessun altro paese europeo c’è una legge che impone una data di scadenza al latte, si rischia di soppiantare il latte italiano con quello proveniente da paesi esteri, spesso di minor qualità.
Infatti, le importazioni dall'estero di latte fresco sono state finora frenate proprio dal fatto che entro i 6 giorni dalla lavorazione il latte deve essere trasportato, confezionato e messo in vendita il tutto in tempo utile per essere consumato.
Dato il calo di consumi attuale, che rischia di portare inevitabilmente ad una contrazione dei prezzi del latte alla stalla, non giova certamente un aumento incontrollato di latte proveniente dall’estero, di bassa qualità e a prezzi inferiori, il che manderebbe ancora di più in sofferenza il prezzo del latte accordato ai nostri allevatori.
Per questo il gruppo Lega in commissione agricoltura ha depositato un’interrogazione al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali - Per sapere se sia a conoscenza della situazione e quali azioni urgenti consideri mettere in atto e come intenda vigilare affinché i produttori non possano allungare oltre i sei giorni la data di scadenza del latte fresco, al fine di salvaguardare il prezzo del latte e il relativo reddito degli allevatori, nonché la salute dei consumatori.
LOSS, GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO, PATASSINI
Lega Trentino
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