Impossibile non commentare quanto espresso stamattina sul tema ospedali di Valle in generale, e sul tema ospedale di Fiemme in particolare, dal consigliere della Lega Cavada.
Giustamente, come anche fatto notare negli scorsi giorni dal Presidente Fugatti e dall'assessora competente, egli afferma che l'emergenza Covid-19 ha sottolineato l'importanza dei nosocomi presenti sui territori e che nel futuro si dovrà tenerne conto per rimodulare il ruolo degli ospedali territoriali, valorizzandoli al meglio: piacere se ne sia accorto, dato che questo è quanto io e i miei colleghi dell'UpT anche nelle passate legislature abbiamo sempre sostenuto. E' questo il motivo per il quale non è invece accettabile il passagio del suo comunicato nel quale afferma che solo grazie al centrodestra il punto nascite è stata riaperto.
La questione è molto più complessa (e anche Cavada lo sa) e se avessimo seguito le scelte accentratrici fatte altrove di certo non avremmo fatto il bene del Trentino.
Ritengo giusto dire, anzi ribadire, come negli anni scorsi la nostra terra si sia dimostrata invece meno arrendevole di altre alla tendenza dominante della sanità difensiva e alla logica globalmente diffusa (prima di questa pandemia) di accentrare tutto, a partire dalle specializzazioni sanitarie, nelle grandi città. Allora non ci siamo omologati e, dopo un voto in giunta contrario alla chiusura del punti nascita degli allora assessori UpT Gilmozzi e Mellarini, abbiamo spinto affinchè gli strumenti della nostra autonomia speciale venissero usati in modo più coerente e propositivo, cercando soluzioni idonee a garantire un modello socio economico diverso, tipico del nostro essere autonomi e autonomisti da secoli; un modello «alpino» e solidale dove la città non tende a sovrastare e inglobare bensì a mettersi al servizio delle periferie e dove l'istituzione decentra servizi sanitari, scolastici, di mobilità e culturali rendendo possibile la scelta di rimanere a vivere, anche grazie a politiche del lavoro altrettanto lungimiranti, nei nostri paesi e nelle nostre valli senza sentirsi e senza essere abbandonati.
Questo modo di pensare e operare, molto distante da quanto espresso dal collega, ci ha permesso, non senza scontri e difficoltà, di ottenere importanti risultati. Innanzitutto, e ciò è avvenuto dopo esserci recati (l'assessore Gilmozzi e il sottoscritto in due occasioni e il Presidente della Comunità e i rappresentanti della valle di Fiemme in un'altra) a Roma presso il Comitato percorso punto nascita nazionale, un primo importante risultato in materia di punti nascita, ovvero la deroga ai 500 parti minimi per mantenere aperto un punto nascita in presenza di particolari condizioni geografiche e di oggettivo isolamento dagli ospedali principali che a noi ha permesso di tenere aperti sia Cavalese che Cles.
Senza tale primo passaggio, fondamentale per dare il via a un nuovo paradigma, al quale poi ne sono seguiti innumerevoli altri, non vi sarebbe stata nessuna possibilità di riaprire il Punto nascita come poi è stato fatto - certo, nel frattempo il governo della provincia era cambiato (ottobre 2018) ma Fugatti e la sua Giunta hanno raccolto i frutti di quanto concretizzato in precedenza e proprio l'assessora Segnana lo ha correttamente ricordato al momento della riapertura, ringraziando chi aveva con caparbietà e convinzione sempre lavorato perchè questo avvenisse; una lista lunga - associazioni, cittadine (mamme in primis), cittadini, amministratori comunali e di comunità di valle, medici, oss, infermieri e, ovviamente, anche il governo provinciale e parte delle allora minoranze.
Non siamo in campagna elettorale, i punti nascita, gli ospedali e il diritto a curarsi sono di tutti, non giochiamo pertanto con la pelle delle persone per un pungo di voti.
Sul tavolo, infatti, c'è molto di più. Dobbiamo capire tutti che ci troviamo a un bivio fondamentale: da una parte lo sbaglio di continuare a inseguire gli standard stabiliti da altri, magari tenendo a esempio le grandi città o la pianura padana e, dall'altra, l'affermare una visione differente di vita e sanità in una terra di montagna, prevedendo standard speciali - a partire dalla sicurezza e dai costi - basta parametrare tutto allo stesso modo come fosse solo una spesa da tagliare! - per territori particolari con bisogni particolari.
Specialità, lo sostengo da sempre, è davvero la parola chiave. Dobbiamo lottare tutti assieme - e pertanto sono contento che il Presidente Fugatti e l'assessora Segnana abbiamo dichiarato di vedere come necessario un investimento futuro sugli ospedali di valle e sulle relative specialità e appoggerò certamente il loro lavoro se persevereranno su questa direzione - smettendola con rivendicazioni localistiche o di parte, tornando ad essere un laboratorio di eccellenza, una terra autonoma dove le azioni vengono prese tenendo conto della cooperazione necessaria tra grandi centri e piccole valli e paesi, una terra capace di guardare anche verso Bolzano, l'Europa e il resto del mondo in un'ottica di collaborazione e pari dignità d'esistenza e azione guidata dalla sussidiarietà e da politiche responsabili. Nelle terribili settimane che stiamo affrontando è necessario già da subito pensare e progettare l'avvenire cominciando dalle future scelte in tema di sanità e assistenza. Nessuno deve essere lasciato solo - a partire dai nostri eroi del quotidiano ossia medici, infermieri, oss e volontari che in prima fila lottano per noi e la nostra salute a cui va un mio enorme e sentito GRAZIE - perchè il Trentino è sempre stato, è, e dovrà continuare a essere un luogo autonomo e fiero delle proprie scelte, operate pensando al bene di tutti i suoi abitanti vivano essi a Trento o nella valle più piccola e distante dal capoluogo della provincia.
cons. Pietro De Godenz
UpT
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