Smentita la fake news che imputerebbe all'insetto originario dell'Asia tropicale la possibilità di trasmettere il virus.
Il nuovo coronavirus (Covid-19) non può essere trasmesso con le punture della zanzara tigre. Valeria Lencioni, idrobiologa e responsabile della Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia del MUSE, fuga ogni dubbio: "È una di quelle domande che i cittadini ci rivolgono più spesso, legata soprattutto all'arrivo dell’insetto in questa stagione, ma la scienza ha escluso qualsiasi connessione".
Tutti gli anni con l’arrivo della stagione calda si ricomincia a parlare di zanzare e di come difenderci dalle loro punture. Quest’anno si sta manifestando (anche con un certo anticipo) un maggiore interesse nei loro confronti poiché alcuni si domandano se questi insetti (la zanzara tigre in particolare avendo una spiccata preferenza per l’essere umano) siano in grado di trasmettere il nuovo coronavirus Covid-19.
Una domanda a cui risponde Valeria Lencioni, idrobiologa e responsabile della Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia del MUSE.
"La zanzara tigre - spiega Lencioni, da oltre 10 anni responsabile per il MUSE del progetto di monitoraggio della zanzara tigre a Trento in collaborazione con il Comune - è un vettore di diverse malattie virali causate da arbovirus, tra cui la Chikungunya, la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti tipiche di numerose zone dell’Asia, ma non trasmette il coronavirus (Covid-19). Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso le goccioline generate quando una persona infetta tossisce o starnutisce, o attraverso goccioline di saliva o secrezioni dal naso, e non viene trasmesso dalle punture della zanzara tigre né di altre zanzare, perché sono ematofaghe (ovvero si nutrono si sangue). Il pasto di sangue serve alla zanzara per poter portare a maturazione le uova prima di deporle, quindi per la sua riproduzione (a pungere è sempre solo la femmina). Lo stesso Ministero della Salute esclude che le zanzare possano trasmettere l’influenza da Covid-19".
Maggiori informazioni sul Portale del Ministero della Salute.
Il monitoraggio della zanzara tigre: un impegno che continua.
Sono passati 30 anni da quando la zanzara tigre (Aedes albopictus) è sbarcata in Italia, a Genova, con una nave che trasportava pneumatici dagli Stati Uniti. Sfruttando passaggi negli pneumatici e nelle nostre auto è riuscita ad arrivare anche in Trentino, nel 1997 a Rovereto e dintorni e nel 2008 a Trento. In questi 12 anni ha trovato residenza in giardini e parchi, nei parcheggi e nei centri commerciali, ovunque ci sia affollamento essendo un insetto a cui piace stare dove stiamo noi.
Come evidenzia Lencioni: "Sappiamo che è favorita dal clima caldo umido, per cui raggiunge la densità più elevata in estate, nelle giornate afose seguite a forti temporali. Non vola molto in alto, per questo tende a pungere polpacci e caviglie, e ama l’ombra, proprio come noi nelle giornate più torride. Dopo la pausa invernale in cui le temperature sono troppo rigide, in primavera le zanzare (non solo la tigre ma anche la zanzara comune, Culex pipiens e altre presenti sul territorio) si attivano e ricominciano a farsi sentire. Anche quest’anno tornerà a farci visita non appena arriverà il caldo".
Per questo - per difenderci cioè dalle sue punture e limitarne la numerosità - è necessario continuare a seguire le “buone pratiche” di sempre: coprire con coperchio o rete a maglia fine tutti i tipi di contenitori nei quali può accumularsi acqua (bidoni, secchi, vasche, piscinette, ecc.) negli orti e nei giardini; vuotare sul terreno, o capovolgere se inutilizzati, annaffiatoi, vasi, sottovasi; se non si può svuotare l'acqua di piccoli contenitori (come ad esempio vasi e sottovasi nei cimiteri) introdurre fili di rame da cambiare frequentemente oppure un prodotto antilarvale; non abbandonare né accumulare all'esterno oggetti che potrebbero diventare piccole raccolte d'acqua stagnante (bottiglie, lattine, bicchieri, tappi, copertoni ecc.); favorire la lotta integrata con predatori naturali: ad esempio introdurre pesci ornamentali nelle fontane e nelle vasche dei giardini privati purché queste non abbiano scarico libero in torrenti o fiumi.
Ufficio stampa MUSE
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