Proprio lo scorso giovedì 19 marzo, in fase di approvazione del DDL n.50 “Misure urgenti a sostegno per le famiglie, i lavoratori e i settori economici, connesse all’emergenza epidemiologica Covid-19”, durante il mio intervento avevo plaudito alla capacità della politica di svestirsi delle proprie posizioni, dei propri ideali per fare fronte comune. Lo spirito con cui Le sto scrivendo è lo stesso, anche se in tutto questo marasma alcune considerazioni di metodo, non di merito, ritengo vadano fatte.
Inizierei con una domanda: “i nostri cari ‘andati avanti’ e le loro famiglie hanno il diritto di poter celebrare, nei modi e nelle maniere dettate da questo particolare momento, il proprio lutto?”
Una domanda forse semplice, per alcuni scontata, ma che così, da poche dozzine di ore non è.
Non più tardi di ieri sera, infatti, è arrivata la chiamata di un professionista che lavora nel settore delle pompe funebri, la domanda schietta, diretta e quasi grottesca è stata: “Ma noi adesso, dopo l’elenco fatto da Conte, possiamo lavorare?”.
Il pensiero del sottoscritto, scontato, quasi basito è stato: “se non potete lavorare voi chi lo può fare?” Da qui la mia richiesta del codice ATECO della sua attività (un codice identificativo alfanumerico, l'acronimo di ATività ECOnomiche); la risposta è stata 96.03 (servizi di pompe funebri e attività connesse). Scorrendo l’elenco, piuttosto lungo di attività a cui è concesso proseguire i lavori, questo codice non era (e non è tutt’ora) presente. Eppure tra i tanti numeri ATECO di attività alle quali è permesso lavorare troviamo ad esempio l’estrazione di carbone o, ancora, la fabbricazione di spago, corde, funi e reti…
Ora, comprendendo la situazione ed il momento, avendo comunque indicato all’Assessore provinciale competente questa “assurda” mancanza affinché lo faccia presente al governo romano; dando un giudizio di metodo, sicuramente non di merito (come detto), con nota di credito al governo nazionale; la domanda vera, concreta è la seguente: “i nostri deceduti ed i loro congiunti non meritano forse di poter vivere il proprio lutto, nelle maniere e nei modi dettati dall’emergenza, facendo però riferimento ad una professionalità che non può, tantomeno adesso, permettersi di fermarsi?”
Cons. Luca Guglielmi Fassa
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