Con decreto reso noto ieri sera, la Corte di appello di Trento ha rigettato il reclamo presentato per il Ministero dell’interno dall’Avvocatura di Trento contro la decisione del 12 aprile 2019 del Tribunale di Rovereto. Con la decisione di primo grado quest’ultimo Comune era stato condannato a trascrivere l’atto di nascita del piccolo Noah così come formato in altro Comune, quello di nascita, che riportava sin da subito due madri.
Il bambino, nato a ottobre 2018 in altra provincia, si vedeva riconosciuto sin dalla nascita figlio di Ilaria e Annarita: l’una la madre partoriente, l’altra la madre intenzionale, che ha cioè prestato il consenso insieme all’altra alle tecniche di fecondazione assistita, realizzate all’estero. I problemi sono sorti quando il Comune di nascita ha trasmesso l’atto per la trascrizione al comune di residenza, Rovereto. Il Sindaco Valduga ha espresso un fermo e totale diniego. L’atto non era trascritto nemmeno rispetto al fatto della semplice nascita – eppur un bambino esisteva – e senza riconoscere nemmeno la madre partoriente.
Per mesi Noah è stato un fantasma: senza residenza anagrafica in Italia, quindi senza carta d’identità, quindi senza accesso al nido comunale. Le mamme non hanno parenti in Trentino ed ecco che una madre, Ilaria, ha dovuto accudirlo stando a casa. Problemi con il congedo e con l’INPS e con molte altre amministrazioni: questo succede se si è un fantasma. Dopo pochi mesi Ilaria ha perso il lavoro ed è tutt’oggi disoccupata. Ma ancora davanti al Tribunale il Sindaco rivendica la legittimità del proprio rifiuto. Viene condannato dal Tribunale (qui il comunicato stampa di allora). L’Avvocatura dello Stato propone reclamo a maggio 2019. Di ieri è la sentenza che rigetta totalmente le tesi del Ministero.
In una decisione molto articolata, ricca di riferimenti alla giurisprudenza nazionale ed europea, il Collegio di appello confuta efficacemente tutte le tesi. Viene analiticamente dimostrato che in Italia si è e si deve essere genitori in ragione della responsabilità che si è assunta quando si è creato l’embrione e si è determinata la nascita di un bambino, considerato anche che i donatori di gameti non assumono alcun diritto e alcun dovere. Evidenzia la Corte che «L’interesse del figlio, come nel caso in esame, e quelle di acquisire rapidamente la stabilità della propria discendenza bi-genitoriale . . . anche di avere certezza della propria provenienza (secondo il codice civile biologica, secondo la legge 40 fondata sul consenso ad un progetto di genitorialità), rivelandosi tale provenienza come uno degli aspetti in cui si manifesta la sua identità». Cita le Sezioni unite 12913/2019 (il caso dei due padri di Trento), il quale ha riconosciuto il principio di autoresponsabilità nell’ambito della procreazione medicalmente assistita, individuando come unico limite il divieto di surrogazione di maternità.
Per l’avvocato Schuster, difensore del minore Noah, «in questo momento è una sentenza molto importante. Alcuni hanno interpretato la pronuncia della Corte costituzione n. 237/2019 come un ostacolo alla formazione degli atti di nascita con due madri. Questa è la prima decisione in Italia che si confronta con la sentenza 237. Come ben illustra la Corte di appello, non vi è alcun ostacolo, poiché “la Corte Cost., affermando la legittimità, in quanto non discriminatoria, della negazione in Italia dell'accesso alla PMA per le coppie same-sex privilegia la prospettiva del diritto degli adulti alla procreazione”, mentre l’esito del giudizio deve essere diverso quando il minore è stato generato, nel caso di Rovereto lecitamente all’estero, e ora merita tutela. Importante poi la parte della sentenza in cui si conferma il diritto di Noah a portare il cognome di entrambe le madri».
Per le mamme, «siamo contentissime, ma viviamo con sofferenza queste vicende giudiziarie e le conseguenze, anche economiche, dell’accanimento del Ministero, che in via principale ha chiesto di annullare l’atto di nascita addirittura rispetto ad Ilaria, la madre partoriente. Attendiamo di capire come andrà a finire, poi speriamo che un giorno qualcuno risponda per aver addirittura negato anche il minimo di identità a Noah e ad averlo voluto trattare peggio di tutti gli altri bambini, non riconoscendogli diritti nemmeno rispetto alla madre che lo ha partorito».
Studio legale Avv. Alexander Schuster, Ph.D. (Strasbourg)
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