Il 25 gennaio scorso, al teatro comunale di Dimaro si è tenuta la serata di presentazione dei risultati del “Progetto di biomonitoraggio della qualità ambientale per la presenza di agrofarmaci e metalli pesanti in Val di Sole”.
Lo studio, svolto dall’Associazione apicoltori della Val di Sole, Peio e Rabbi, in collaborazione con la Libera Università di Bolzano, è partito utilizzando il polline raccolto dalle api in 22 apiari stanziali messi a disposizione dagli apicoltori della zona.
Tutti noi conosciamo l’importanza delle api. Questi piccolissimi e operosi insetti, la cui sopravvivenza è messa a dura prova dalle attività umane e dai cambiamenti climatici, svolgono un lavoro prezioso e insostituibile non solo per la produzione del miele ma anche per la sopravvivenza dell’ecosistema. Infatti sono responsabili di un sesto di tutte le infiorescenze del pianeta. Grazie ad esse si deve l’impollinazione di almeno 400 diversi tipi di piante, alcune delle quali fondamentali in agricoltura e quindi nel sostentamento della nostra specie e di quelle animali.
E non solo. Da quanto si apprende leggendo il quotidiano Trentino, nello studio sopra citato “le api sono state utilizzate come bioindicatori naturali. Grazie allo studio e osservazione del polline raccolto è stato possibile determinare e quantificare per la prima volta la concentrazione di residui di circa 550 agrofarmaci lungo l’asse del Noce.”
Per lo studio sono stati previsti due periodi di osservazione. Il primo a primavera, circa 10 giorni dopo la fioritura del melo, per rilevare la presenza, la concentrazione e la dispersione delle molecole di agrofarmaci derivanti dalle attività agricole. Il secondo in estate, per rilevare come le molecole degli agrofarmaci e dei metalli pesanti si disperdono nel tempo e quale sia l’impatto di potenziali residui in tutto il territorio.
Dallo studio è emerso che sono 66 i residui di fitofarmaci riscontrati in valle, di cui 13 insetticidi, 50 fungicidi e 3 erbicidi.
La zona più colpita risulta essere quella di Mostizzolo e Caldes e si riscontrano picchi alti di metalli pesanti nella zona di Pellizzano e Ossana. È stata inoltre rilevata la presenza di sostanze illegali di cui non si conosce la provenienza, come sono state utilizzate e quindi disperse sul territorio.
I prodotti fitosanitari comprendono sostanze concepite per combattere forme di vita indesiderate, e quindi possono essere pericolose per gli organismi viventi e nonostante gli sforzi e i progressi compiuti per arrivare a sostanze sempre più mirate, i prodotti fitosanitari possono produrre effetti indesiderati anche su organismi che non sono il bersaglio diretto della loro azione e incidere negativamente sulla qualità dell’ambiente e quindi anche della salute umana. La presenza nelle acque di sostanze attive di prodotti fitosanitari o di derivati della loro degradazione, anche in quelle sotterranee che sono protette naturalmente, è stata infatti accertata da estese campagne di monitoraggio condotte a livello internazionale. L’esigenza di tutelare l’ambiente e la salute umana è pertanto un fatto riconosciuto.
Manca ancora in Trentino un dibattito corretto e informato sulla convivenza tra attività agricole, l’utilizzo di prodotti di sintesi in agricoltura e la tutela della salute della popolazione, in assenza della diffusione di informazioni contestualizzate e ponderate su dati scientifici. In mancanza di un’analisi ampia, è difficile stabilire verso quale direzione si orienti l’opinione pubblica, con il rischio di alimentare conflitti ingiustificati.
Già dal 2010 in Consiglio comunale a Caldes, dopo l’approvazione da parte della Giunta provinciale di Trento delle nuove linee guida in materia di utilizzo sostenibile dei fitosanitari, era stato chiesto che venisse predisposta la revisione del regolamento esistente sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari in Val di Sole. Si è dovuto arrivare al 2017 prima che venisse adottato, recependo il modello standard predisposto dalla Provincia autonoma di Trento senza puntuali riferimenti a quel territorio a seguito di approfonditi monitoraggi.
Si auspica che la Provincia autonoma di Trento, l’APPA, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e gli altri Servizi competenti acquisiscano lo studio promosso dall’Associazione Apicoltori solandri e ne approfondiscano i contenuti, per ripartire con ulteriori approfondimenti scientifici con il fine ultimo di tutelare l’ambiente, la salute dei cittadini e degli agricoltori stessi.
Tutto ciò premesso, si interroga il presidente della Provincia per sapere:
Cons. Lucia Coppola
Futura
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