Flc Cgil, Cisl Università e FGU: l’Ateneo trentino soffre già di una carenza di organico per queste figure. Non potrà decollare nessun progetto se non si investe su nuove assunzioni.
“Senza un potenziamento della struttura tecnico amministrativa dell’Università di Trento nessun progetto di scuola di medicina potrà decollare. Oggi l’Ateneo soffre già per una carenza di organico di queste figure. Non si creano nuove facoltà solo reperendo docenti e ricercatori”. E’ quanto affermano Flc Cgil, Cisl Università e FGU Dip. Università, manifestando la loro preoccupazione per la piega che il confronto sta assumendo sulla futura scuola di medicina. “Quale che sia il progetto che uscirà dal confronto, devono essere previste le risorse necessarie per un adeguato potenziamento della struttura tecnico amministrativa dell’Ateneo – dicono Gabriele Silvestrin, Fabio Sartori e Stefano Mattei che seguono l’Università per le tre sigle sindacali insieme ai componenti della Rsu -. In questi anni la nostra università è cresciuta, sono nati nuovi Centri, nuovi Dipartimenti, nuove strutture, lo stesso però non si può dire per il personale tecnico amministrativo e i segnali di sofferenza relativi alla carenza di organico hanno cominciato a manifestarsi da tempo”.
Per questa ragione l’eventuale istituzione della scuola di Medicina deve essere anche l’occasione per rafforzare la struttura tecnico amministrativa e per metterla nelle condizioni di svolgere al meglio, e nei tempi previsti, i propri compiti.
Leggere che i soli dettagli che trapelano dalle varie proposte avanzate riguardano sempre e soltanto il numero posizioni o il reclutamento di nuovi ricercatori e professori preoccupa le organizzazioni sindacali. “Non è chiaro chi provvederà a fornire i servizi ai nuovi accademici, ai nuovi studenti e chi si occuperà di gestire il coordinamento con gli altri atenei coinvolti – insistono i sindacati -. Essere messi nelle condizioni di occuparsi nella maniera migliore di questi nuovi impegni che ci aspettano è fondamentale. Ricordiamoci che avremmo a che fare con settori tra i più delicati: la salute, il benessere e la vita stessa di altre persone. Lavorare per fini così importanti in condizioni di organico insufficiente sarebbe inaccettabile”.
Per questa ragione Flc Cgil, Cisl Università e FGU Università chiedono al rettore e al presidente dell’Ateneo di essere coinvolti sul percorso che si va a delineare “perché il nostro contributo sarà fondamentale e nell’interesse di tutti: i lavoratori e i cittadini”.
Al di là del merito, resta la perplessità e le preoccupazione per lo scontro che la questione ha suscitato tra Ateneo e Giunta provinciale. “Già all’inizio del 2019 avevamo esortato l’Ateneo a riflettere sul problema politico con la PAT che era già evidente molto prima che nascesse la querelle scuola di Medicina. Noi e le nostre organizzazioni sindacali ci eravamo messi a disposizione per approfondire questa riflessione e fornire il nostro contributo, ma non siamo stati ascoltati e oggi ci troviamo ad assistere a questa vicenda che, a prescindere da come si concluderà, certo non rappresenta un esempio di buoni rapporti istituzionali tra politica e università”, concludono le tre sigle sindacali.
Ufficio stampa Cgil
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