Nuova interrogazione del consigliere Ghezzi (Futura) sul pasticciaccio di Medicina a Trento, partendo proprio dai vostri articoli di fine 2019-inizio 2020; buon lavoro.
Premesso che:
l’accelerazione verso la progettazione e istituzione di una nuova scuola di Medicina a Trento, con l’inatteso e non “spiegato” coinvolgimento dell’Università di Padova a scapito del dialogo fisiologico e “istituzionale” con l’Università di Trento, evidenzia una forte volontà propagandistica della giunta salvinista (“Noi siamo i pragmatici, quelli del fare”, ama ripetere il presidente della Provincia) a detrimento di un approfondimento serio di un progetto di valenza epocale;
la conferenza stampa del 30 dicembre 2019 non ha fugato i dubbi sul progetto, anzi ha reso necessaria questa nuova interrogazione dopo la 1056 del 23 dicembre scorso;
come riferiscono Luca Pianesi e Giuseppe Fin su “Il Dolomiti” il 1° gennaio 2020, il prorettore vicario dell’Università di Trento Flavio Deflorian si è così espresso: “L'ipotesi sembra essere quella di una laurea fotocopia, un modo per aprire a Trento un nuovo canale per l'Università di Padova. A noi dell'Università di Trento hanno detto che darebbero dei compiti logistici che non capiamo nemmeno bene cosa significhi. Forse vogliono che facciamo da portinai”;
gli stessi giornalisti del Dolomiti così commentano l’improvvisata presentazione: “Insomma la fragilità del progetto presentato in fretta e furia, lunedì, da Fugatti pare evidente da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Un progetto che pare costruito ad uso e consumo dell'Università di Padova (ma non erano quelli della Lega che dicevano ‘prima i trentini’?) e che è stato svelato dalla Giunta con una presentazione alla stampa in maniera molto pasticciata”;
sul “Trentino” del 31 dicembre Gianpaolo Tessari così descrive la situazione: “La giunta vorrebbe Padova da sola. Ma ieri è stata la stessa facoltà veneta a dire chiaramente al governatore Maurizio Fugatti che in città, già il prossimo ottobre, una facoltà di Medicina potrà sì nascere con un quinto ed un primo anno di corsi. Ma a patto che lo si faccia assieme a Verona e a Trento”;
sul “Corriere del Trentino” dello stesso 31 dicembre Marika Giovannini mette in rilievo la contraddizione tra la scuola inter-ateneo annunciata dall’Università di Padova già per l’ottobre 2020 e le valutazioni esterrefatte e negative del pro-rettore dell’Università di Trento Deflorian (“Quello che è stato presentato di sicuro non è un corso inter-ateneo, è semplicemente un corso di laurea solo di Padova”) e del direttore dello strategico centro di ricerca Cibio Alessandro Quattrone, mai interpellato (“Stupefacente. La scuola inter-ateneo non esiste. Padova, a Trento, realizzerebbe un corso fotocopia, come ha fatto a Treviso. Partire dal quinto anno che senso ha? Dopo la laurea servono ancora dai 5 ai 7 anni di specialità”);
a Zenone Sovilla, sull’Adige del 31 dicembre 2019, il presidente dell’Ordine dei medici di Trento Marco Ioppi, dopo aver spiegato di non avere avuto informazioni dirette dalla Provincia sul “progetto Padova”, ha dichiarato: “Noi chiediamo a tutti di fare un passo indietro e di tentare di capire insieme se è possibile costruire un progetto sostenibile e innovativo per la sanità in Trentino”;
si interrogano il presidente della Provincia
e l’assessore provinciale all’università
per sapere:
1. come sia possibile presentare un progetto dell’Università di Padova con caratteristiche di corso inter-ateneo, quando l’Università di Trento (e il suo ateneo partner di Verona) non è stata coinvolta nel progetto;
2. perché non sia stato coinvolto l’Ordine dei medici in un progetto così strategico;
3. come sarà composto il tavolo tecnico che dovrà portare al vero e proprio progetto di una nuova scuola di medicina a Trento;
4. perché alla “storica” conferenza stampa del 30 dicembre 2019 non ha partecipato l'assessore provinciale all’istruzione e università;
5. come abbia potuto il presidente della Provincia ascrivere a sé il merito di aver messo in piedi un progetto in tre settimane, dopo anni di chiacchiere a vuoto, quando la chance gli è stata offerta dal decreto ministeriale n. 989 del 25/10/2019, firmato dall’allora ministro Fioramonti, che ha sbloccato la possibilità di istituire, previo accreditamento iniziale, nuovi corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, da disporre esclusivamente nell’ambito delle competenti strutture didattiche e di ricerca di area medico sanitaria;
6. perché il presidente della Provincia abbia affermato che “la prima cosa da fare è partire a breve perché c’è da rispondere alla carenza dei medici che c’è sul territorio”, quando non sono i laureati in medicina ad essere carenti, ma i medici specialisti, che già vengono formati attraverso le convenzioni in essere da anni, come quella con l’Università di Verona;
7. quali effetti e interazioni ci saranno rispetto al Not, Nuovo ospedale trentino, progetto in fase di appalto dopo un decennio di incertezze e disavventure amministrativo-giudiziarie, che rischia di nascere vecchio e non idoneo alle nuove esigenze di una struttura clinica universitaria;
8. qual è, nel coinvolgimento accelerato dell’Università di Padova, il ruolo del dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali della Provincia, dal 20/12/2006 al 30/06/2010 segretario regionale alla sanità e sociale della Regione del Veneto, che ha avuto un ruolo non secondario nella controversa vicenda del progetto del nuovo ospedale di Padova;
9. se, da quali soggetti, con quali tempi e con quali modalità saranno confrontati sulla base dei fatti e di una rigorosa analisi costi-benefici i progetti presentati dall’Università di Trento e da quella di Padova.
PAOLO GHEZZI
capogruppo provinciale Futura
Trento, 1° gennaio 2020
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