INTERROGAZIONE DI FUTURA AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
In Trentino è in atto da alcune settimane un ampio e acceso dibattito in merito all’istituzione a Trento di una scuola universitaria di medicina, di cui hanno riferito ampiamente i tre quotidiani cartacei e il Dolomiti, oltre ad altre testate on line e ai mezzi radiotelevisivi, creando interesse ma anche preoccupazione nell'opinione pubblica trentina.
La giunta provinciale di Trento sta trattando con l’Università di Padova per realizzare nel nostro capoluogo una sede distaccata della sua scuola di medicina e chirurgia. L’Università veneta si è detta molto interessata e ha presentato alla giunta trentina un progetto che permetterebbe ai padovani di aprire a breve la loro sesta sede universitaria.
Questa proposta non ha visto il coinvolgimento dell’Università di Trento che in questi giorni ha risposto all’iniziativa unilaterale della Provincia con un proprio progetto, al quale sta lavorando da mesi: creare a Trento una scuola di medicina innovativa, agganciata ai centri di ricerca che già esistono in Trentino, come per esempio il Cibio e Fbk, al fine di garantire la formazione e la permanenza sul nostro territorio del personale medico. Una scuola medica a tutto tondo con ricerca, formazione e specializzazione. In sinergia con le Università di Verona, Ferrara, Milano (Humanitas), Pisa, Bolzano e Innsbruck. Il coinvolgimento delle strutture sanitarie della provincia di Bolzano permetterebbe una didattica anche in lingua tedesca, con periodi di studio presso le università del mondo tedesco, con doppi titoli e percorsi congiunti.
In Trentino, sostiene il rettore dell’Università trentina, c’è una forte richiesta di specializzazioni, ma purtroppo poca attrattività. Si offrono strutture piccole e periferiche, scarse opportunità di carriera e c’è l’assenza di un sistema di ricerca clinica. I medici specialisti sono gli unici che possono operare nel pubblico mentre per lavorare nel privato o all'estero basta la laurea.
Considerato che:
la Provincia di Trento era assente alla presentazione del progetto dell’Università di Trento, uno sgarbo istituzionale che il presidente Fugatti ha cercato di giustificare come una forma di rispetto dell’autonomia dell’Ateneo;
circa 150 docenti dell’Università di Trento hanno scritto ai colleghi padovani cercando la loro solidarietà accademica: hanno stigmatizzato il comportamento della Provincia di Trento che, senza coinvolgere l’Ateneo, ha avviato contatti con l’università veneta, invitandola ad aprire una propria sede a Trento, senza rispetto per un territorio che ha già una sua università, che si colloca ai primi posti nella classifica delle eccellenze italiane;
alcuni primari del sistema ospedaliero trentino hanno sottolineato il rischio di una contrapposizione di progetti che non tenga conto delle esperienze di collaborazione già avviate con altre università;
il Corriere del Trentino ha riportato una intervista al presidente della Scuola di medicina e chirurgia di Padova che afferma che ha già dato alla giunta provinciale di Trento tutti gli elementi del progetto che porterebbe in tempi brevissimi ad offrire alla nostra città capoluogo i sei anni di percorso universitario;
sull’Adige la segretaria del sindacato dei medici Cimo ha espresso forte scetticismo su entrambi i progetti, sottolineando che la strada maestra resta quella del sostegno ai laureati trentini nei percorsi di specializzazione in altre università;
l’Ordine delle professioni infermieristiche di Trento (Opi) ha espresso perplessità sul progetto annunciato dalla giunta provinciale sul versante della sostenibilità finanziaria: “è evidente che attivare una scuola di medicina assorba anche risorse economiche molto importanti e per tali ragioni si ritiene fondamentale una dichiarazione in merito alla valutazione costo/efficacia del progetto e della fonte del finanziamento. Oggi la sanità trentina è ancora in salute, ma per mantenerla tale necessita di appropriatezza nelle scelte”.
lo stesso Ordine peraltro lamenta che nel progetto della scuola di medicina presentato dall’Università di Trento, “ambizioso e di elevato profilo”, non siano stati coinvolti i rappresentanti delle professioni infermieristiche a proposito del progetto di formazione del cosiddetto “Super Infermiere”, tenendo conto che il master in scienze infermieristiche avanzate proposto, che all’estero corrisponde al Master of Science in Nursing, in Italia è già presente e corrisponde alla laurea magistrale e da quasi vent’anni il polo universitario delle professioni sanitarie dell’Apss di Trento all’interno del protocollo di intesa con l’Ateneo di Verona, è sede di eccellenza nazionale della formazione infermieristica di primo livello e forma attraverso master universitari di I e II livello, anche interprofessionali, professionisti con competenze specialistiche avanzate;
l’opinione pubblica trentina è disorientata da questo fiorire di progetti e di polemiche incrociate e tali perplessità sono state espresse oggi dall’editoriale del direttore del Trentino, che si chiede in sostanza con quali costi e soprattutto quali tempi di realizzazione potranno essere garantite le risorse di medici specialisti necessari per migliorare in modo significativo la qualità del servizio offerto ai cittadini trentini, utenti del servizio sanitario;
si interroga il presidente della Provincia per sapere:
PAOLO GHEZZI, LUCIA COPPOLA
gruppo consiliare FUTURA
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