La lettura dell’articolo che il Trentino dedica oggi al convegno di Rovereto, promosso dai Fratelli d’Italia, sul tema delle adozioni, lascia sconcertati, per varie ragioni. Anzitutto le accuse generiche e prive di riscontro su un tema molto delicato (e spesso doloroso per le persone coinvolte) andrebbero evitate. Se si è in presenza di casi concreti di violenze o abusi bisognerebbe informare rapidamente la Magistratura evitando strumentalizzazioni politiche, come in parte è successo a Bibbiano, senza con ciò negare gravi responsabilità a carico di un ristretto gruppo di persone (su cui peraltro non vi è ancora un pronunciamento definitivo della Magistratura).
La vicenda ha pure un grottesco risvolto politico, perché le accuse e i sospetti vengono lanciati da una forza politica – Fratelli d’Italia - che fa parte della maggioranza che governa la Provincia, ente che istituzionalmente avrebbe il compito di garantire che i servizi sociali operino al meglio.
Il sospetto avanzato è che anche in Trentino possano esistere dei casi “Bibbiano”. Per tale ragione – altro fatto singolare – la maggioranza ha istituito una commissione consiliare di indagine per verificare come funziona il servizio preposto alla tutela dei minori e alle adozioni. Forse sarebbe stato più efficace attivarsi prima sul piano amministrativo.
Il sistema “adozioni e affidi” è molto complesso ed addossare eventuali responsabilità alla “corporazione” delle assistenti sociali dimostra una scarsa conoscenza perfino di come il servizio funziona. Le assistenti sociali lavorano affiancate da medici, psicologi e nei casi più gravi anche dalle forze dell’ordine, ma ogni decisione spetta alla Magistratura, organismo che lavora valutando ed ascoltando tutti i punti di vista e che, soprattutto è indipendente.
Tutto questo non esclude che vi possano essere stati errori o che situazioni particolari possano essere state lette ed interpretate in modo diverso, tuttavia ipotizzare abusi sulla base di un chiacchiericcio spesso inconsistente, è piuttosto grave. Si corre il rischio di delegittimare inutilmente enti e organismi che possono operare al meglio proprio quando nei loro confronti non vengono avanzati sospetti di abusi o incapacità.
Ora c’è una Commissione di indagine consiliare - voluta, come già detto, dalla stessa maggioranza, malgrado lo stupore e lo sconcerto delle stesse forze di opposizione -: la si faccia funzionare, si indaghi in modo puntuale, si evidenzino fatti e circostanze in cui sarebbero state assunte decisioni discutibili. Poi si assumeranno – ciascuno secondo la propria competenza – le decisioni necessarie.
Nell’articolo pubblicato su il Trentino si legge inoltre che un relatore si è scagliato contro le unioni delle persone dello stesso sesso, dissertando sulla distruzione della famiglia tradizionale. Nonostante l’impegno di tanti, sembra sia sempre più difficile comunicare e comprendere il vero significato e il vero valore della parola rispetto. La violenza si nasconde anche nelle parole che scegliamo di usare per denigrare, offendere. Il linguaggio è veicolo di stereotipi e pregiudizi e il cambiamento deve passare anche attraverso la parola. Basta infondere paure, disprezzare, evocare il mostro: tutto ciò vuol dire istigare alla violenza sia verbale che fisica. Ogni persona è degna di rispetto e deve essere tutelata e soprattutto deve sentirsi libera di essere ciò che è realmente, senza obbligo di nascondersi per paura di essere emarginata. La strada è ancora lunga, ma ce la possiamo fare.
Lucia Coppola
Paolo Ghezzi
consiglieri provinciali FUTURA
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