In data 18 febbraio 2019 ho depositato una interrogazione, senza peraltro avere ad oggi una risposta, dove ho sollevato l’annoso problema del sistema di gestione dei tempi di attesa per le visite mediche garantite dall’APSS.
Avevo segnalato che all’epoca, per la prenotazione di una visita allergologica-pneumologica attraverso il Cup, le prime date disponibili a Trento o ad Arco erano per settembre - ottobre 2019. A pagamento la visita è stata ottenuta per fine febbraio.
Di questi giorni è la segnalazione di una persona che da luglio attende la chiamata per un esame diagnostico (TAC) in RAO C (30 giorni).
Il 60% dei medici dell’APSS effettua visite o esami a pagamento intramoenia, che così guadagnano in media €14.488 in aggiunta alla retribuzione loro spettante per l’attività esercitata. Considerando che il numero di ore dedicabili alla libera professione intramuraria da parte dello specialista ambulatoriale non può superare il 50% dell’impegno istituzionale (qualora lo specialista sia titolare di almeno n. 20 ore settimanali d’incarico), ci si chiede se tale previsione dell’atto aziendale in materia di libera professione intramuraria non sia in stridente contrasto con il crescente aumento di richieste di prestazioni in regime convenzionale. Per ridurre i tempi di attesa delle prestazioni in regime SSN si potrebbe quindi ridurre tale quota;
dal 2014 al 2018 le prestazioni in regime di libera professione sono aumentate gradualmente anno per anno e più precisamente dalle 112.397 visite (2014) alle 149.017 visite del 2018;
dal 2014 al 2018 le prestazioni complessivamente prenotate tramite CUP sono passate da 1.098.569 visite (2014) a 1.227.865 visite (2018);
consultando il sito dell’APSS, per quanto concerne i tempi di attesa delle visite e prestazioni mediche senza priorità, si evince che il tempo massimo di attesa è di 90 giorni. Tali livelli temporali riguardano le prime visite, ove il cittadino ha accettato il primo posto libero offerto nell’ambito delle strutture ospedaliere. Tempi di attesa comunque lunghi, che inducono spesso gli utenti a rivolgersi ai privati dove l’attesa è di pochi giorni.
Il pensiero va alle persone anziane, senza lavoro o con difficili condizioni economiche che non possono permettersi un simile esborso. Tra l’altro vengano spesso proposte visite in strutture ospedaliere lontane, con grave disagio per le persone malate, anziane e che non hanno accompagnatori;
la Costituzione tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, quindi il cittadino ha il diritto di curarsi accedendo alle visite in tempi ragionevoli.
interrogo il presidente della Provincia di Trento e l’assessora competente per sapere:
Lucia Coppola
Consigliere provinciale Futura 2018
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