Una delegazione è in Trentino in questi giorni per approfondire la ricerca e le buone pratiche in tema di conservazione e gestione delle foreste. Ieri l’incontro in Ateneo con il seminario al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica. Oggi la visita sul campo alla foresta demaniale di Paneveggio danneggiata da Vaia. L’incontro tra studiosi come occasione per discutere sui problemi di gestione degli ecosistemi montani legati al cambiamento climatico
Una delegazione di forestali islandesi, membri della Icelandic Forestry Association (Skógræktarfélag Íslands) è in Trentino in questi giorni per una visita di studio volta a conoscere la realtà forestale del Trentino e delle Alpi e discutere sui problemi di gestione degli ecosistemi montani legati al cambiamento climatico. Dopo una sosta al Muse al mattino per un incontro con i tecnici e ricercatori di ambito forestale, la delegazione è stata accolta nel pomeriggio di ieri a Mesiano, al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica (Dicam) dell’Università di Trento per un momento di approfondimento e conoscenza reciproca. Al seminario, tenuto dal direttore dell’associazione, Brynjólfur Jónsson, hanno partecipato studenti e studentesse del Dipartimento, oltre a numerosi docenti.
La delegazione islandese prosegue oggi la visita in Valle di Fiemme sotto la guida della professoressa Maria Giulia Cantiani del Dicam, esperta di foreste ed ecosistemi, e dell’amministratore della Foresta Demaniale di Paneveggio, Paolo Kovatsch. La visita sul campo permetterà loro di approfondire le caratteristiche degli ecosistemi forestali e pascolivi della regione, ma anche di esaminare le conseguenze della Tempesta Vaia dell’ottobre 2018.
Un interesse da parte dei ricercatori, dei politici e dei forestali islandesi verso il tema della gestione e conservazione delle foreste che stupisce. In Islanda, infatti, le foreste sono oggi praticamente inesistenti. «La risposta si trova facilmente se si esamina la storia e la conformazione di questo Paese» spiega la professoressa Cantiani. «L’Islanda è un esempio di come gli equilibri fragili e delicati, che caratterizzano determinati territori, possano essere facilmente messi in crisi dalle attività dell’uomo e di come poi sia molto difficile ripristinarli. È collocata sulla dorsale Medio Atlantica, tra gli Oceani Nord Atlantico e Artico ed è una terra geologicamente molto giovane, caratterizzata da una intensa attività vulcanica ed esposta a forti contrasti termici, sia atmosferici che marini. Grandi laghi e ghiacciai ricoprono oltre il 14% della sua superficie e gran parte delle aree interne è costituita, dal punto di vista biologico, da deserto polare. Oltre il 60% dell’attuale copertura vegetale è costituita dalla tundra, ecosistema spoglio di vegetazione arborea, caratterizzato da muschi, licheni, specie erbacee e da una sporadica vegetazione arbustiva di scarso sviluppo in altezza, o addirittura a portamento strisciante. Oggi la riforestazione viene considerata il mezzo più sicuro, anche se di difficile attuazione, per contrastare l’erosione del suolo e la continua perdita di fertilità e, nello stesso tempo, per mitigare gli effetti del riscaldamento globale, che da alcuni anni sono particolarmente evidenti nel Paese. Si moltiplicano gli studi volti ad individuare le specie e le tecniche di impianto più adatte, si diffondono serre e vivai e ci si interroga su come l’effetto serra di origine antropica possa interagire con i progetti di rimboschimento. Non a caso, durante la visita in Italia, particolare attenzione sarà dedicata agli ecosistemi a prateria delle alte quote, dove il riscaldamento climatico sta facendo rapidamente innalzare il limite della vegetazione arborea».
«Il rimboschimento su vasta scala, come mezzo particolarmente efficace per contrastare l’emergenza climatica, è un tema estremamente attuale» prosegue Cantiani. «Dall’ambito della ricerca e delle riviste scientifiche è infatti rapidamente passato ai mass media a livello internazionale, trovando subito un’ampia eco anche sulle più importanti testate nazionali italiane. Occorre studiarne l’oggettiva fattibilità e i limiti, di natura ecologica ed economica, che possono frapporsi alla realizzazione di un tale progetto. Proprio oggi, in un momento in cui siamo chiamati a prendere importantissime e improcrastinabili decisioni per la salvaguardia del Pianeta, sono quindi quanto mai utili e preziose le occasioni di incontro, di scambio di conoscenze ed esperienze, di discussione costruttiva, tra chi si occupa di queste tematiche».
Nella giornata di ieri la delegazione aveva incontrato i tecnici e Ie ricercatori e le ricercatrici di ambito forestale. Nell’incontro al Muse sono intervenuti Caterina Gagliano del Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento, Marco Ciolli e Maria Giulia Cantiani del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università di Trento e Mauro Colaone, presidente dell’Associazione dei selvicoltori trentini.
Domani invece la delegazione si trasferirà in Alto Adige per una visita in Val di Funes, accompagnata dal vice managing director della Ripartizione Foreste, Ufficio pianificazione forestale, della Provincia autonoma di Bolzano, Fabio Maistrelli.
(Foto ©GiovanniCavulli per UniTrento)
(a.s.) Ufficio Stampa - Università degli Studi di Trento
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