CULTURA | STORIA
Proiezioni, incontri e mostre.
Nel mese di Settembre del 2019 il rapporto tra Trentino e Giappone si è fatto più intenso attraverso la manifestazione "Il Bruco e la Farfalla".
Dalla mostra a Palazzo delle Albere con gli artisti Shozo Koike, Kazunori Takeuchi, Motoko Tunotsuno, Keiju Kawashima, Kudo Masahide, Hikari Miyata, Paolo Dolzan, Michele Bubacco, Piermario Dorigatti, Riccardo Resta e Luiso Sturla a quella dedicata alla storia del Baco da seta... e ancora lezioni, laboratori e una serata con musiche e danze giapponesi.
Diverse le location, diversi gli eventi: tutti però incentrati sul tema della metamorfosi e le relazioni internazionali. «Un progetto che - spiegano i promotori - va a toccare diversi aspetti quali agricoltura, economia, storia, arte, artigianato, cultura. Obiettivo aprirsi alle relazioni, creando nuovi rapporti internazionali attraverso lo scambio artistico e la condivisione della storia del baco da seta».
Non è infatti la prima volta che queste due realtà si incontrano e lo hanno ben evidenziato gli incontri “Oltre il pulpito. La dimensione politica e sociale dell’impegno dei parroci trentini a fine Ottocento” con il direttore della Fondazione Degasperi Marco Odorizzi e don Marcello Farina e la tavola rotonda “L’agricoltura nell’Ottocento in Valsugana. Ruolo e storia di don Grazioli” con Franco Gioppi, la direttrice del Castello del Buonconsiglio Laura Dal Prà ed Elisabetta Pontello Negherbon (che ha curato la biografia di don Grazioli). «Le gesta del sacerdote - spiegano i promotori - l’allevamento del baco da seta e le sperimentazioni dei cinque artisti giapponesi contemporanei, si intrecciano in questo progetto che lega Trentino e Giappone».
Ma chi era padre Grazioli... e perché se ne parla? Lo abbiamo chiesto al professore e storico Armando Vadagnini.
Professore, ci può raccontare qualcosa di padre Grazioli?
Don Grazioli era un sacerdote singolare, nato a Lavis nel 1808, da una famiglia benestante di contadini. Avrebbe potuto scegliere tra molte professioni prestigiose, ma invece entrò in seminario. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, era stato inviato in cura d’anime, come allora si diceva, nel decanato di Strigno. Era un prete pieno di progetti e di invenzioni. Ai suoi parrocchiani, quasi tutti contadini, insegnò non solo la dottrina cristiana, ma anche i vari metodi per la cura della campagna, per difendere i prodotti dagli agenti atmosferici negativi, per migliorare la quantità e la qualità della produzione agricola. Aveva istituito una scuola popolare per i ragazzi del paese, perché riteneva molto importante che sapessero leggere, scrivere e far di conto.
Ma che cosa era successo?
Alla metà dell’Ottocento in molte zone delì’Europa si era diffusa un’epidemia micidiale, la “pebrina”, che faceva morire i bachi da gelso, un po’ come succede in questi anni in Puglia, dove la Xylella intacca mortalmente gli olivi.
La malattia della pebrina arrivò anche in Trentino?
Certo. Qui, soprattutto nel roveretano, l’industria della seta era molto fiorente, per cui i contadini erano disperati e tagliavano i gelsi, per fare spazio ad altre colture. Per fronteggiare questa emergenza, nel giugno 1858 a Trento si costituì il “Comitato circolare seme-bachi”, formato dai rappresentanti di tutti i comuni del Trentino. Il Comitato, dopo aver valutato la situazione, decise di dare l’incarico a don Giuseppe Grazioli di andare a cercare il seme sano del baco.
Che cosa c’entra don Giuseppe Grazioli con la “Via della Seta”?
La “Via della Seta” è una definizione un po’ poetica che però ha un contenuto ben preciso e materiale, cioè il progetto di incrementare contatti e traffici commerciali tra Europa e Cina.
Alla metà dell’Ottocento, al culmine della crisi dell’industria serica nel Trentino, don Grazioli fece ben undici viaggi nei paesi orientali, soprattutto in Giappone, per cercare il “buon seme bachi”. Quella fu la “Via della Seta”.
Come si svolsero i suoi viaggi?
I primi puntarono sui Paesi dell’Est europeo: Romania, Caucaso, Asia Minore ecc. Ma non portarono a risultati positivi. Nel 1863 venne a sapere che in Lombardia stavano coltivando, con ottimi risultati, il seme importato dal Giappone. Don Grazioli partì subito verso l’Impero del Sol Levante. Portava con sé dei taccuini sui quali scriveva ogni cosa che gli capitava, anche del suo incontro sul piroscafo con Ferdinando de Lesseps, che stava dirigendo i lavori del Canale di Suez oppure di una guerra civile scoppiata in Giappone. Degli ultimi suoi tre viaggi abbiamo notizie più precise, come ad esempio il fatto che dovette circumnavigare il globo, cioè nel ritorno dal Giappone attraversare l’Oceano Pacifico fino a S. Francisco e poi tutta l’America e poi ancora l’Oceano Atlantico per sbarcare in Italia. Viaggi lunghi, ma affascinanti.Sui suoi undici viaggi ci sono molte leggende. Qualcuno scrive ancora che tornando in Trentino sulla “Via della Seta” portava il buon seme bachi nell’incavo del suo bastone! Sono tutte fake news. In realtà i suoi viaggi furono preparati in maniera meticolosa, finanziati dai baroni Valentino e Isidoro Salvadori e appoggiati da banche internazionali. Riuscì a stipulare contratti di acquisto del seme-bachi già prima della partenza. E poi, bisogna sottolinearlo, le note-spese presentate al Comitato erano sempre molto “scarse”, come si legge in una relazione dello stesso Comitato, per dire dell’onestà del prete, che spesso ci rimetteva di tasca sua.
E con il “buon seme bachi” come andò a finire?
In maniera positiva. I bachi importati sopravvissero e ridettero impulso all’industria della seta nel Trentino. La crisi era risolta, grazie all’iniziativa dei trentini e del loro indomito rappresentante, che poi ricevette continui riconoscimenti da parte delle autorità. Ma lui negli ultimi anni della sua vita si ritirò a Villa Agnedo, dove rimase tra i suoi contadini, fino alla morte avvenuta nel 1891.
Padre Grazioli era un irredentista?
Più che irredentista, era di sentimenti filo italiani. Per questi motivi veniva tenuto sotto controllo dall’Austria e durante la rivoluzione del 1848 fu anche incarcerato a Innsbruck. Poi nel 1867 verrà eletto deputato alla Dieta del capoluogo tirolese. Ma allora aveva già una vasta rete di conoscenze tra molte persone che lo stimavano per la sua vita integerrima e per le sue competenze soprattutto nel settore agricolo.
Qualche "consiglio di lettura" su padre Grazioli?
Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo sacerdote straordinario, consiglierei di leggere soprattutto il bel libro di Elisabetta Pontello Negherbon, Grazioli, un prete per il riscatto del Trentino, ed. Panorama.
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