I sindacati chiedono un accordo che dia risposte sul piano salariale, della stabilità del lavoro e della sicurezza. Oggi assemblea dei lavoratori ad Albiano
Aumenti salariali coerenti con l’accresciuta redditività del settore, nessuna precarizzazione del lavoro e massima attenzione alla salute e alla sicurezza. Sono questi tre punti fermi su cui i lavoratori nel comparto lapideo attendono risposte con il rinnovo del contratto nazionale lapidei industria. La trattativa, che in Trentino riguarda 600 lavoratori nel porfido, è ancora bloccata e se le controparti non accetteranno di discutere in maniera costruttiva su questi punti i lavoratori sono pronti ad una grande manifestazione, ill prossimo 25 settembrea Verona, nell’ambito della Fiera Marmomach.
Lo stentato avanzamento del confronto è stata al centro oggi dell’assemblea dei lavoratori del porfido ad Albiano. Al termine della discussione è stato votato un ordine del giorno che fissa nero su bianco le priorità del sindacato e conferma l’intenzione dei lavoratori a ricorrere allo sciopero se non arriveranno proposte dalle organizzazioni datoriali.
“Fino ad oggi sono sono stati fatti significativi passi avanti – confermano Moreno Marighetti che per la Fillea del Trentino fa parte della delegazione trattante e Fabrizio Bignotti della Filca Cisl -. E’ in programma un nuovo incontro la prossima settimana. Se non arrivano risposte sarà sciopero”.
I sindacati chiedono un incremento salariale in linea con l’andamento positivo della redditività del settore. Non sono disposti, inoltre, ad accettare l’aumento della percentuale di contratti a tempo determinato, precari o peggio stagionali. “Il contratto a tempo indeterminato deve rimanere la forma di lavoro prevalente. Aprire alla stagionalità vuol dire pensare a personale che resta precario anche per tutta la propria vita lavorativa. Per noi è inaccettabile”.
Un altro capito particolarmente significativo è quello della salute e della sicurezza, in un comparto dove il rischio è molto alto. Si punta ad affiancare alla figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls), un rappresentante territoriale. “Conosciamo le difficoltà per arrivare all’elezione degli Rls nel porfido e nel resto d’Italia non è diverso – spiegano Marighetti e Bignotti -. Un rappresentante territoriale sarebbe meno legato alla singola azienda, avrebbe un’esperienza mirata e formazione e potrebbe contribuire in maniera estesa a diffondere un sistema di “gestione della sicurezza” in un ambiente particolarmente gravoso”. Sul tema, inoltre, Fillea e Filca ribadiscono che non c’è nessuna sovrapposizione tra quanto oggi fa Centrofor e la figura di un rappresentate territoriale. “Avrebbero compiti e funzioni diverse”.
Uiltimo problema importante è quello del rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle imprese nel settore in tutta Italia. “Proponiamo di elaborare un codice antimafia per l’impresa, e un tavolo permanente tra Inps, Ministero del lavoro, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero degli Interni e Ministero della Salute, per arginare questo fenomeno”, concludono i due sindacalisti
Marianna Giuliano
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