Recentemente il mensile “Panorama della Sanità” ha pubblicato i dati relativi agli effetti di “Quota 100” sul comparto infermieristico il quale, senza una seria e oculata programmazione, rischia di venir decimato da una pur pregevole riforma, a discapito dei diritti dei pazienti e dei lavoratori della sanità: infatti, facendo una media tra l’anzianità anagrafica e quella lavorativa a fine 2018, le proiezioni mostrano che solo in Provincia di Trento potrebbero andare in pensione circa 990 infermieri, professionisti la cui assenza andrebbe a creare un buco d’organico non indifferente per la tenuta del sistema sanitario provinciale. E' evidente come negli scorsi anni in Trentino sia mancata una concreta ed efficacie pianificazione del turn over degli infermieri, tanto che oggi troviamo operatori della sanità sempre più oberati e costretti a fare “salti mortali” per garantire un servizio che, grazie al lavoro di medici, infermieri e OSS, risulta essere tra i più efficienti a livello nazionale.
Ovviamente il problema della carenza di personale nasce non solo dalla mancata capacità di programmazione a cui era avvezza la vecchia politica trentina, ma anche da una condizione economica svantaggiosa che spinge i (pochi) neolaureati ad andare all’estero dove i grandi ospedali vanno invece a contendersi gli infermieri formati in Italia. Il risultato di tutto ciò è quindi un sistema sanitario in affanno, situazione che andrebbe sicuramente ad aggravarsi con il pensionamento di quasi mille infermieri, i quali costituiscono la spina dorsale delle strutture sanitarie e hanno il rapporto più diretto con chi è sottoposto a cure. È poi da considerare che gli effetti di una così drastica e repentina diminuzione di personale, oltre che sui lavoratori stessi, andrebbero a ripercuotersi principalmente sui pazienti, ai quali, per carenza di lavoratori, non potrà più essere dedicato il tempo necessario per assicurare le giuste attenzioni e cure di livello.
Un’altra conseguenza di questo pensionamento di massa è che i posti lasciati liberi nei nosocomi potrebbero essere occupati dagli infermieri dipendenti delle APSP, attirati da un contratto più conveniente e maggiori prospettive di crescità professionale. Una situazione che metterebbe in grave difficoltà le strutture che hanno formato e preparato il personale, per poi vederselo andare via, creando una mancanza di personale anche in questi ultimi istituti, fondamentali per assistere una popolazione sempre più anziana e sempre più colpita da malattia legate all’età.
In questi giorni la Giunta provinciale si sta confrontando con le parti sociali per redigere il nuovo contratto provinciale per gli infermieri, necessità questa che era stata sollevata già alcuni anni fa ma che si era arenata a causa dell’immobilismo del governo di sinistra: il mio auspicio, da cittadino e da infermiere professionista, è che nel documento si tenga conto delle necessità e della professionalità degli infermieri trentini, oberati di lavoro e spesso costretti a turni spossanti, cercando di creare delle condizioni favorevoli che permettano di lavorare in sicurezza e in tranquillità e che assicurino un’adeguata programmazione delle assunzioni che, per forza di cose, si renderanno necessarie.
Questo contratto non rappresenta quindi solo l’occasione per ridare giustizia a quei lavoratori dimenticati dalle passate amministrazioni, ma può diventare anche la strumento per riconoscere il grande lavoro dei professionisti della sanità trentina, la cui professionalità, dedizione e competenza rappresentano la base e il punto di forza del sistema sanitario provinciale.
Cons. Claudio Cia
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