Dopo innumerevoli interrogazioni e solleciti la giunta provinciale con delibera n° 17133 del 20 dicembre 1996, tramite il Servizio Beni Culturali, commissionava all’impresa NORD EDILE per una cifra di 165.000.000 di lire la realizzazione dei lavori di consolidamento dell’antica torre di Pietrapiana.
Si trattava di un intervento di consolidamento conservativo del manufatto, quel che resta del castello medioevale sito a Gabbiolo in comune catastale di Povo p.f. 2005/5 p.ed 317, su uno sperone roccioso a picco sulla val Nigra dove scorre il rio Salè.
I lavori sono durati alcuni anni ed hanno messo in sicurezza lo storico manufatto minato da crepe e crolli che ne pregiudicavano la stabilità con un notevole impegno finanziario della Provincia, poi i lavori sono stati interrotti e il cantiere abbandonato.
Il 28 febbraio 2008, il consiglio circoscrizionale di Povo, chiedeva al Servizio beni culturali della Provincia “quali motivi hanno portato all’interruzione dell’intervento edilizio sulla torre con l’abbandono delle attrezzature, se vi siano in programma interventi intesi a portare a termine i lavori e permettere la visita del luogo”.
Questo castello è stato protagonista nella storia di Trento, incerta la data di costruzione, le prime notizie documentate risalgono al 1246, quale residenza del nobile Enrico de Predaplana vassallo del principe di Trento; nel 1285 fu infeudato ai Belenzani e nel 1407 il castello fu uno dei capisaldi della rivolta popolare trentina guidata da Rodolfo Belenzani che lì risiedeva, e fu espugnato da Enrico di Rottenburg che se ne appropriò. Venne poi assegnato ai dalla Muda che assunsero il nome di Pietrapiana.
Si ricorda di questa famiglia Giorgio di Pietrapiana, condottiero imperiale artefice della sconfitta dell’esercito veneziano di Roberto Sanseverino del 1487 nella battaglia di Calliano, che bloccò definitivamente la penetrazione della repubblica veneziana nel Trentino. Nel 1567 il castello venne comprato da Simone de Girardis di Mori e rimase della famiglia Girardi fino al 1880, venendo progressivamente abbandonato e parzialmente demolito per costruire una più comoda residenza nobiliare nelle vicinanze del castello acquistata in quell’anno dalla famiglia Giongo, proveniente da Lavarone.
Ciò premesso si interroga il presidente della Provincia di Trento e l’ assessore competente per sapere:
• se non ritengano, dopo più di vent’ anni, di concludere i lavori di consolidamento e di messa in sicurezza della torre;
• se siano a conoscenza di convenzioni redatte tra i proprietari e l’amministrazione provinciale relative alla possibilità di apertura al pubblico dell’ area a bosco di circa 1200 metri quadrati, dove è sita l’antica torre;
• se non ritengano, a conclusione dei lavori, di attivarsi per rendere accessibile questo sito di interesse storico e culturale per la città di Trento ed in particolare per la collina est, valorizzando il lavoro di restauro eseguito dal servizio beni monumentali ed architettonici della Provincia.
Lucia Coppola
consigliera provinciale Futura 2018
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