Nella splendida cornice del Castello di Alden Biesen, in Belgio, i produttori melicoli europei si sono riuniti come di consueto in occasione della conferenza Prognosfruit per conoscere e commentare le previsioni di produzioni di mele per la stagione 2019/2020.
Le stime di produzione per il 2019 prevedono un raccolto di mele in Europa di 10.566.000 tonnellate con un calo del 20% rispetto alla produzione record dello scorso anno, principalmente dovuto alla netta perdita in Polonia e nei paesi produttori dell’Europa orientale.
Come accaduto due anni fa, il raccolto in Europa sarà pesantemente influenzato dalle gravi gelate che hanno colpito la Polonia e diversi paesi produttori dell’Est Europa. La Polonia, infatti, prevede una riduzione del raccolto del 44% rispetto allo scorso anno con una produzione stimata a 2.710.000 tonnellate, inferiore quindi a quella del 2017. Perdono fette consistenti di produzione anche Ungheria, Romania e Croazia. In Austria ed in Germania, paesi a noi vicini e particolarmente interessanti per l’export italiano, si aspettano cali importanti della produzione rispettivamente del 22% e del 17%.
La Francia, invece, stima un raccolto in rialzo del 12% rispetto alla scorsa stagione, prevedendo un raccolto superiore a 1.600.000 tons. In incremento anche le produzioni di Portogallo (+15%) e Spagna (+14%).
Tutti i Paesi in Europa hanno risentito di condizioni climatiche difficili, caratterizzate da gelate, temperature particolarmente elevate in luglio, forti venti e grandinate. Tutti questi fattori impatteranno non solo sulla quantità di merce a disposizione, ma anche sulla pezzatura delle mele, certamente inferiore alla norma, e sulla qualità del prodotto, con maggiore incidenza di rugginosità, con una quantità di mele destinate alla trasformazione, probabilmente superiore alla media.
L’andamento varietale
La Golden delicious perde un po’ di terreno, ma rimane di gran lunga la principale varietà in Europa con una previsione di raccolta superiore ai 2,3 milioni di tonnellate.
In Europa la Gala dovrebbe assestarsi sui valori dello scorso anno, superando 1,45 milioni di ton.
Per la Red Delicious, dopo il record di produzione della scorsa stagione, si prevede una riduzione dell’11% che dovrebbe portare il raccolto a un valore simile a quello del 2016. Cresce, invece, la produzione di Fuji (+2%) e Cripps Pink (+9%).
Perdono volumi importanti Idared, Jonagored, Red Jonaprice e Ligol, varietà tipicamente coltivate in Polonia e nei paesi limitrofi.
Si conferma ancora una volta la crescita costante delle “nuove varietà”, quest’anno ad un +10% rispetto alla stagione passata.
Uno sguardo alla situazione italiana
Per l’Italia si stima una produzione di 2.194.762 tonnellate, leggermente inferiore a quella dello scorso anno ed in linea con la media 2014 – 2018 (escludendo ovviamente il consuntivo del 2017).
Gli andamenti della produzione per la stagione entrante sono differenti a seconda delle aree produttive: scende dell’8% e si assesta su livelli inferiori alla media la produzione del Trentino, che lo scorso aveva fatto registrare il raccolto più alto di sempre; per l’Alto Adige si stima invece una produzione perfettamente in linea con quella dello scorso anno e inferiore alla media.
Si stabilizza sulla cifra dello scorso anno anche il raccolto del Piemonte, ormai la seconda regione a livello di produttivo dopo il Trentino Alto Adige con una crescita guidata da nuovi meleti piantati in sostituzione del kiwi. Leggermente in ribasso la produzione in Emilia Romagna e del Friuli, mentre torna livelli nella media quella della Lombardia.
Le dinamiche varietali
Rispetto agli altri Paesi produttori, l’Italia presenta dinamiche varietali distintive ed incoraggianti.
Perde ulteriormente terreno rispetto agli anni precedenti, e con un ritmo abbastanza sostenuto se paragonato a quello degli altri paesi, la Golden Delicious (-7% sul 2018).
Dopo il raccolto record dello scorso anno, la varietà Red Delicious perde il -9% e torna ad una produzione in linea con le annate precedenti. Dovrebbe calare, invece, del 14% la produzione di Granny Smith raggiungendo una produzione inferiore alla media. Scende anche la Renetta, con una produzione attesa decisamente inferiore alla media. Al contrario, continuano a crescere Gala (+8%) e Fuji (+2%).
Guadagnano ancora terreno le “altre varietà” che includono in particolar modo le nuove varietà club, ad ulteriore dimostrazione della recettività di queste proposte innovative da parte dei consumatori.
L’iniziale ritardo di sviluppo vegetativo è stato praticamente del tutto recuperato e la raccolta inizierà regolarmente entro la metà di agosto con le varietà e nelle aree più precoci.
Al momento i calibri, complice prima un clima freddo e piovoso e poi temperature decisamente sopra la media, sono generalmente inferiori alla norma.
Alcune aree produttive, come già chiaro dalle notizie circolate nelle ultime settimane, risentono delle conseguenze della presenza della cimice asiatica, sempre più aggressiva.
La grandine, abbinata a fenomeni metereologici estremi, ha interessato a macchia di leopardo praticamente quasi tutte le regioni, ma ad un livello per ora non eccessivamente impattante. Al momento si può supporre che la quantità di mele da destinare alla trasformazione sarà superiore rispetto alla media.
In ogni caso, dal punto di vista organolettico e qualitativo la situazione al momento è giudicata buona.
Le prospettive per stagione 2019/2020
Le informazioni provenienti da Prognosfruit vanno analizzate in un quadro generale e forse, visto le condizioni climatiche in Italia e in Europa, mai come quest’anno potrebbero subire ulteriori aggiustamenti. I dati presentati forniscono però un quadro piuttosto chiaro per la stagione che si appresta ad iniziare.
Il volume di mele disponibile nella zona comunitaria, stimato alla fine di luglio, potrebbe essere tra i più bassi degli ultimi anni (escludendo ovviamente il 2017). In generale, per la quasi totalità dei paesi produttori, ci si attendono calibri generalmente inferiori alla media. Altro elemento da tenere in considerazione è quello del calo drastico di varietà tipicamente prodotte e vendute nell’Europa orientale ed in particolare in Polonia dove si sono concentrate le maggiori perdite in Europa.
In uno scenario di questo tipo, per l’Italia e per gli altri paesi produttori europei la stagione potrebbe essere certamente “più rilassata” rispetto a quella che si appena conclusa, senza ombra di dubbio tra le più difficili di sempre.
Resta evidente che il mercato europeo delle mele, al di là delle singole stagioni sempre più influenzate dalle conseguenze di condizioni climatiche fuori dalla normalità, soffra di uno squilibrio tra la domanda e l’offerta che merita di essere affrontato il prima possibile. Per gli operatori italiani, il mercato nazionale e quello europeo sono e rimangono fondamentali e affrontare le condizioni di un mercato strutturalmente in sovrapproduzione è indispensabile.
In questo caso un maggiore impegno delle autorità dei singoli stati e dell’UE, costantemente richiamato da associazioni di tutti i paesi ad a tutti i livelli, non solo è auspicabile, ma necessario.
Rimangono per altro sullo sfondo i problemi che il settore melicolo europeo soffre ormai da anni. Primo fra tutti le persistenti conseguenze, soprattutto indirette per l’Italia, della chiusura del mercato russo e la instabile situazione economica e politica nei principali paesi nordafricani, Egitto e Algeria in modo particolare, sbocchi fondamentali per le mele del nostro paese. Dati incoraggianti si rilevano per l’export nell’area degli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Sud America e, per quanto oggi accessibile, anche nel Far East. La mancanza di protocolli bilaterali continua a limitare le possibilità di esportazione della merce italiana, ma i progressi degli ultimi mesi per Vietnam and Taiwan fanno certamente ben sperare. Anche l’India, come per la stagione appena conclusa, potrebbe dimostrarsi un ottimo sbocco per il prodotto italiano, soprattutto considerando l’aumento dei dazi subiti dai produttori statunitensi.
Da considerare anche la progressiva maggiore disponibilità di varietà moderne ed apprezzate dal mercato ed il ruolo dell’industria di trasformazione, che prevede quotazioni in rialzo e che potrebbe rappresentare una valvola di sfogo interessante per i frutti di bassa qualità.
Infine, non si prevede un aumento della importazione da paesi dell’Emisfero Sud in Europa, stabili da diversi anni intorno a 500.000 ton.
In questo contesto le aspettative per la stagione commerciale 2019/2020 sono ragionevolmente positive, soprattutto per i frutti di qualità e le varietà più moderne.
La forte organizzazione del sistema melicolo italiano si conferma la leva determinante per gestire la campagna di commercializzazione e guidare i produttori nei processi di innovazione varietale e nel miglioramento delle garanzie di salubrità e rispetto ambientale che oggi confluiscono nel concetto di “sostenibilità” e, in sintesi, in una maggiore competitività e redditività per i frutticoltori.
Assomela s.c. è il Consorzio delle Organizzazioni di Produttori di mele italiani che rappresenta l’80% della produzione melicola nazionale, a cui si associano le OP VOG (Marlene), VIP, il Consorzio From e VOG Products della Provincia di Bolzano, Melinda, La Trentina e Mezzacorona della Provincia di Trento, COZ e Nord Est della Regione Veneto, Melapiù della Regione Emilia Romagna, Rivoira e Lagnasco della Regione Piemonte, Melavì della Regione Lombardia e Friulfruct della Regione Friuli.
Diego Nart | Ufficio Stampa e Comunicazione | Federazione Trentina della Cooperazione
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