Con sincera partecipazione ho appreso da alcuni articoli dei media locali e nazionali la possibilità che, grazie ad una trasmissione girata dalla CBS, siano emerse nuove prove in grado di far riaprire il processo di Enrico “Chico” Forti.
Chico, come ormai praticamente tutti sanno, sta scontando l’ergastolo negli Stati Uniti da quasi vent’anni. Era infatti il 2000 quando, in seguito ad un processo veloce e nel quale praticamente non gli fu concesso di difendersi a dovere venne giudicato colpevole dell’omicidio del figlio di un suo conoscente, con il quale stava intrattenendo rapporti d’affari.
Da quel momento, benché negli anni molti siano stati i tentativi di riaprire il processo le istituzioni statunitensi hanno respinto ogni tentativo di cambiare una sentenza che appare ogni giorno sempre più basata su pregiudizi e sentori del Giudice che su fatti e prove concreti.
Anche il nostro Consiglio provinciale nel 2014 votò una mozione all’unanimità – a cui il Gruppo dell’Unione per il Trentino e il sottoscritto aderirono convintamente - per richiedere un impegno atto a generare ogni azione possibile per giungere ad un nuovo processo e nel 2016 le istituzioni trentine e il Presidente del Consiglio provinciale incontrarono il legale di Forti, l’avvocato Tacopina. Recentemente poi, in occasione dell’ultima revisione di bilancio conclusasi pochi giorni fa, tutta l’opposizione – primo firmatario il cons. Tonini – aveva ottenuto di mettere all’ordine del giorno una nuova mozione dal titolo “Le istituzioni dell’autonomia per Chico Forti” che esprime la volontà di impegnare la Giunta ad intervenire ulteriormente presso le autorità competenti degli Stati Uniti d’America affinché siano presi in seria considerazione i ragionevoli dubbi che circondano la sentenza di condanna di Chico Forti per la revisione del processo e chiede, inoltre, che il Presidente della Provincia e quello del Consiglio provinciale si facciano tramiti nei modi e nei tempi che valuteranno più opportuni e ovviamente d’intesa con il Governo italiano di tale richiesta anche attraverso una missione ufficiale presso le competenti autorità statunitensi.
Purtroppo, la mozione non è stata trattata a causa del protrarsi dei lavori riferiti all’assestamento, durati ben 10 giorni, ma sono certo e auspico fortemente che la stessa troverà l’ attenzione che merita nella prossima seduta di Consiglio e spero potrà trovare l’appoggio di tutto il parlamento trentino.
Dobbiamo ricordare che Chico è un uomo che merita giustizia e l’occasione di un giusto processo. E’ un trentino trasferitosi anni fa negli Stati Uniti dopo una brillante carriera come sportivo – è stato uno dei primi italiani a entrare nel circuito professionistico mondiale di windsurf – è un regista di documentari e un padre di famiglia. Potrebbe essere un nostro amico o un nostro parente, potrebbe essere ognuno di noi. Immaginiamo per un secondo lo strazio che lui e la sua famiglia, unitamente a tutti colori i quali nel mondo subiscono processi dubbi o ingiusti, devono affrontare quotidianamente. Per questo oltre ad esprimere vicinanza ai suoi cari, l’impegno nostro, come donne e uomini, come cittadine e cittadini e come membri delle istituzioni deve essere massimo e concreto. La storia di Chico ci riguarda tutte e tutti e, ognuno per la sua parte, è compito di tutte e tutti lavorare affinché il nostro Chico abbia la possibilità di vedere riaperto il dibattimento in tribunale e se, giudicato innocente, di tornare finalmente libero.
Cons. Pietro De Godenz
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