Una norma regionale metteva a rischio le indennità dei sindaci del Trentino-Alto Adige. Lo prevedeva la legge regionale n. 7 del 2004, che aggancia le indennità di carica degli amministratori comunali al trattamento economico dei consiglieri regionali, quest’ultimo ridotto in modo significativo negli ultimi anni. Una riduzione che avrebbe potenzialmente trascinato al ribasso anche le indennità dei primi cittadini, con un taglio nella prossima primavera di circa il 20-25 per cento. Da ricordare che nel 2013 le indennità dei sindaci avevano già subito un taglio del 7%.
A difendere gli amministratori comunali è sceso in campo Claudio Cia, assessore regionale agli Enti Locali, che all’interno del disegno di legge di assestamento del bilancio della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol approvato ieri, ha proposto un pacchetto di norme in materia di Enti locali: «Per evitare un’ulteriore riduzione delle indennità dei sindaci abbiamo congelato la situazione per garantire almeno l'importo attuale. Inoltre abbiamo ripristinato il 7% che era stato tagliato in precedenza. Si torna di fatto ai livelli del 2010, ma in ogni caso le casse pubbliche spenderanno meno di allora – precisa Cia -, infatti nel frattempo vi è stata una drastica riduzione del numero dei comuni e di conseguenza anche di sindaci e assessori (in Trentino, ad esempio, da 223 comuni si arriverà l'anno prossimo a 166)».
Nell’ultimo decennio le amministrazioni comunali hanno dovuto fare i conti con il costante calo delle risorse, mentre le incombenze sono aumentate, facendo crescere notevolmente il peso dell'amministrazione quotidiana, in particolare nei comuni più piccoli.
«Fare il sindaco, anche di un piccolo comune, è un lavoro a tempo pieno – evidenzia l’Assessore -, si è tutti i giorni in prima linea per risolvere problemi concreti, con un impegno in termini di tempo, sacrifici personali e responsabilità che spesso non sono commisurati alla retribuzione. Le indennità previste per i centri più piccoli superano di poco i 1000 euro lordi al mese. Trovare persone disposte ad impegnarsi per la comunità sta diventando sempre più difficile, e bisogna considerare il fatto che un comune di 500 persone ha gli stessi adempimenti burocratici di uno di 5.000, ma molte meno risorse. Con questo intervento non risolviamo i loro problemi, ma facciamo la nostra parte per dimostrare che la Regione riconosce l'importanza di questo ruolo, che ognuno di noi dovrebbe sperimentare per comprenderne le difficoltà».
«Se c’è qualcuno in Consiglio regionale che nella scorsa legislatura ha dimostrato con i fatti di essere contro ogni privilegio è il sottoscritto – ci tiene a precisare il neo Assessore regionale, che non ha mai chiesto un rimborso spese -, e qui posso dire con sicurezza che non c’è alcun privilegio. Quello degli amministratori locali è un impegno che solo raramente fa notizia ma che spesso comporta conseguenze spiacevoli, fanno di tutto tra numerose difficoltà burocratiche e il concreto rischio di dover far fronte a denunce o processi in tribunale».
Chi fa il sindaco in un piccolo comune, economicamente parlando, rischia anche di rimetterci parecchio, specialmente sulla pensione: «Ecco perché come Assessorato agli Enti Locali stiamo studiando una riforma che consenta di ristabilire un minimo di equità – spiega Cia -, per equiparare il trattamento degli autonomi a quello dei dipendenti, che possono contare sui contributi pagati e sull'aspettativa che consente loro di tornare a lavorare una volta terminato il mandato».
Assessore regionale Claudio Cia
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