Il capogruppo regionale Paolo Ghezzi ha espresso oggi, mercoledì 31 luglio 2019, durante la seduta antimeridiana del Consiglio regionale, i suoi dubbi in merito al contenuto dell’articolo 1, lettera b) del disegno di legge n. 10 di assestamento del bilancio di previsione della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per gli esercizi finanziari 2019-2021. Già domani presenterà un’interrogazione al Consiglio regionale in merito.
La previsione del disegno di legge di assestamento del bilancio di previsione della Regione n. 10 prevede al suo articolo 1, lettera b) l’istituzione dell’albo regionale dei sindaci emeriti. Un articolo di cui non sentivamo bisogno, per tante ragioni. Di cui si potrebbe fare un elenco. O un albo.
Anche i costi hanno il loro peso. L’istituzione dell’albo non è certo a costo zero, non considera che un funzionario dovrà redigere la delibera di giunta che disciplinerà le modalità di iscrizione, tenuta e revisione dell’albo. Dopo la sua approvazione, la delibera dovrà essere applicata: un funzionario dovrà ricercare tutti i sindaci potenzialmente interessati dall’albo (migliaia di persone? Inclusi gli eredi?), chiedere loro se intendano opporsi alla pubblicazione, verificare il rispetto delle vigenti norme sul rispetto della privacy, dovrà controllare se abbiano riportato condanne per reati nella pubblica amministrazione. Quanti mesi di lavoro a carico dell’ente pubblico? E ancora: funzionari della Regione dovranno occuparsi della pubblicazione dell’albo sul sito internet e mantenerlo aggiornato. Chissà se l’articolo 9 del disegno di legge di assestamento, che consente l'ulteriore potenziamento degli organici degli uffici centrali regionali “alla luce degli accertati fabbisogni di personale” è stato pensato anche in funzione dell’albo dei sindaci emeriti.
La funzione storico-archivistica dell’albo, dichiarata in aula dall’assessore Cia nella sua risposta in aula, ha un senso solo se la banca dati sarà completa ed esaustiva. Ma sarà molto difficile, anzi impossibile, compilare un elenco di tutti gli ex sindaci trentini e sudtirolesi/altoatesini sulla base del loro consenso: basta che un ex sindaco si opponga affinché l’elenco non sia completo. E se l’albo non è esaustivo, come può avere una funzione di archivio storico?
Bombastica è l’aggettivo giusto per questa norma. E inutile: a cosa serve un titolo vuoto? «Folle e fuori dal tempo», aveva detto il presidente del Consiglio delle Autonomie Locali Paride Gianmoena a proposito del DDL n. 76 presentato nella scorsa legislatura nel 2016 che si proponeva di istituire un vero e proprio titolo onorifico di Sindaco emerito e prevedeva anche il sostegno alle attività dell’Associazione ex Sindaci del Trentino-Alto Adige. Un disegno di legge, poi naufragato, sicuramente più articolato rispetto al comma oggi discusso ma dall’identica finalità. Pertanto ci chiediamo che senso abbia riproporlo oggi. Forse agli ex sindaci non servono riconoscimenti ex post, ma ogni forma di supporto e ascolto possibile affinché possano esercitare al meglio la loro importante funzione quando sono in carica.
Onorevole, commendatore, ufficiale, grande ufficiale, cavaliere, cavaliere di gran croce: avevamo anche bisogno di aggiungere il titolo di sindaco emerito? È così che la politica si riguadagnerà la stima dei cittadini e dell’opinione pubblica?
Capogruppo regionale Paolo Ghezzi
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