È ormai una vicenda drammaticamente nota quella del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, barbaramente ucciso con 8 coltellate la notte del 26 luglio a Roma mentre era in servizio. Il vile assassinio di questo servitore dello Stato ha avuto un eco inimmaginabile, tanto che la notizia è stata ripresa, già dai primi momenti, dalle più importanti testate giornalistiche nazionali, ANSA compresa, e locali, le quali hanno da subito riportato il fatto che il militare fosse stato ucciso da un nordafricano, cosa confermata anche dalle televisioni e dai siti di informazione più affidabili. Questa notizia, oggi riconosciuta come falsa, è stata quindi inizialmente diffusa da mezzi d’informazione certamente attendibili, tanto che è stata immediatamente “condivisa” da amministratori locali e da varie personalità politiche nazionali, come l’ex Presidente Gentiloni e il Ministro Salvini. Non si comprende però l’accanimento mediatico che questi stessi giornali e vari commentatori di sinistra hanno poi riservato ai politici di centrodestra, additati subito come razzisiti e xenofobi, mentre è passato in sordina il fatto che anche amministratori di sinistra avessero inizialmente diffuso quella che, a conti fatti, possiamo chiamare una fake news (dovuta, peraltro, alla direzione che in principio avevano preso le indagini degli inquirenti). Due pesi e due misure?
C’è stato poi anche chi ha festeggiato per la morte del vicebrigadiere Cerciello Rega, come l’insegnante novarese Elena Fortini, colpevole, a parere dello scrivente, di un atto vergognoso e di una bassezza disarmante, che non merita altro che una ferma condanna da parte di tutti e che spero abbia conseguenze sulla carriera della docente.
Alla luce di tutto ciò trovo veramente sterili le polemiche che una certa parte politica cerca di creare, strumentalizzando la notizia e servendosene come una bandiera all’accoglienza, anziché portare rispetto per la morte di un uomo, di un figlio e di un marito che è caduto difendendo quello che oggi molti politicanti e giornalisti declinano ad un bene secondario: la nostra sicurezza.
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