La gestione di ambiente, fauna selvatica e grandi carnivori rimanga o ritorni in capo allo Stato, la gestione della biodiversità è materia di troppa importanza e fa capo agli stati che si relazionano con altri stati e con l’Europa, non con singole province.
Nella mattina del 22 luglio, in un’accesa seduta di Consiglio Provinciale Trentino, abbiamo assistito a uno scambio di cortesie tra opposizione e maggioranza, tra chi l’orso l’ha già fatto fuori e chi ancora non ci è riuscito, quasi un garbato minuetto, in cui ognuno rivendicava il suo voto favorevole alla legge ammazza orsi e lupi di proprio un anno fa. Che non crediate che li difendano! Mai!
Insomma di amici dell’orso in Consiglio provinciale a Trento rimane una sparuta e inascoltata pattuglia di consiglieri inferiore al numero delle dita di una mano. In una sorta di rituale antropologico tribale ogni maggioranza in trentino pare abbia, ormai, bisogno del suo sacrificio ursino per legittimarsi di fronte all’elettorato che, evidentemente, considerano sanguinario e violento. Cosi come in alcune popolazioni tribali dell’Africa occorre uccidere un leone per dimostrare di essere un guerriero, in Trentino pare si debba sacrificare un orso per dimostrare di poter aspirare a essere un amministratore accettabile.
Ma, stando ai numeri enormi raggiunti dalle nostre petizioni a difesa di orsi e lupi, (LINK PETIZIONE) ogni consigliere si rende conto che non è del tutto vero che i trentini odiano orsi e lupi o che li vogliano morti, che ci sono leggi nazionali e internazionali di tutela da rispettare e che queste cosucce da nulla come uccisioni e riduzione in prigionia di orsi, in fondo sono azioni illegali e disumane che non si possono nascondere agli occhi del mondo!
La gestione di ambiente, fauna selvatica e grandi carnivori rimanga o ritorni in capo allo Stato, la gestione della biodiversità è materia di troppa importanza e fa capo agli stati che si relazionano con altri stati e con l’Europa, non con singole province.
Hanno perso la faccia con queste azioni insulse: M49 non andava catturato, era solo responsabile di qualche danno ma non pericoloso. Bastava realizzare seriamente azioni di prevenzione, protezione del bestiame e dissuasione dell’orso e ci saremmo risparmiati tutta questa pessima sceneggiata. Per i risarcimenti, in fondo si tratta di pochi spiccioli, e per quel che resta a margine di un favoloso bilancio di provincia autonoma lasciamo uccidere un altro prezioso, meraviglioso orso? Rischiamo ancora una volta di far fare al Trentino un’altra pessima figura nel mondo? Non sarà apprezzata la cattura, tantomeno l’uccisione.
L’unica strada percorribile è cambiare idea. Il presidente Fugatti stamattina ha riconosciuto con l’ex presidente Rossi di aver sbagliato, avrebbe dovuto riflettere di più allora (Riferito alle vicende orsa Daniza e orsa KJ2). Non è mai troppo tardi per riconoscere un errore. Dopo questa esperienza l’orso M49, detto Papillon per la sua propensione all’evasione dal carcere, ben difficilmente si avvicinerà ancora a manufatti umani per cui sarebbe bene lasciarlo tornare in zona poco antropizzata, là dove era. Pessima, davvero pessima idea portarlo alle porte della città e lasciarselo anche scappare, vero?
L’ordinanza odierna, divulgata dopo molti “vorrei ma non posso”, in fondo è inutile. Dice che se minaccia la vita di un forestale o di una persona qualunque uccideranno l’orso. Se desiderano l’occasione, faranno in modo di trovarla. Sarebbe bene non cercarla. Pretendere altre competenze per l’autonomia quando si forniscono queste pessime prove, non pare opportuno.
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