Cia (AGIRE): "Nulla vieterebbe ad un consigliere di fumare marijuana prima di entrare in Consiglio, tale ipotesi si fa concreta preoccupazione leggendo certe esternazioni".Nel suo ruolo di moderno moralizzatore il consigliere 5 stelle Marini ha dichiarato sostanzialmente che i consiglieri di maggioranza passerebbero tutti, indistintamente, il loro tempo al bar a trangugiare alcolici (cit: “la maggior parte del tempo i consiglieri di maggioranza lo passano alla buvette a bere, a consumare sostanze anche alcoliche, e in buona quantità…”). Tali esternazioni hanno avuto l’inevitabile effetto di far apparire agli occhi dei cittadini tutti i consiglieri come dei beóni-compreso chi non beve alcolici come il sottoscritto-, facendo passare nell’immaginario collettivol’idea di un Consiglio provinciale simile a una bisca degli anni ‘30, contornata da vapori alcolici: un’immagine che ovviamente non corrisponde alla realtà.
Per giustificare la sua sparata, il consigliere grillino si rivolge ora al Presidente del Consiglio provinciale con un’interrogazione nella quale al termine di una premessa di quattro pagine, guarnite oltre necessità di citazioni scientifiche, chiede “quali siano state le tipologie e le quantità di sostanze alcooliche somministrate presso la buvette del Palazzo della Regione in occasione delle sedute del Consiglio provinciale a partire dalla seduta del 20 novembre 2019”.
L’ironia potrebbe essere tanta, a partire dalla data futura (20 novembre 2019), alla quale il povero Presidente dovrebbe far risalire il censimento delle “sostanze alcoliche”, o considerato che viene interrogato, con esplicita richiesta di adottare “iniziative di competenza”, un organo che sul servizio di gestione del bar interno al Palazzo della Regione non ha alcuna competenza(che è appunto della Regione). Vi è uno specifico contratto, che prevede la concessione di locali interni al palazzo (nel quale gravitano oltre 270 persone) per il servizio di somministrazione bevande ed alimenti ad uso interno, e vi è inoltre l’apposito spazio attiguo all’aula del Consiglio -la cosiddetta buvette- per il servizio di caffetteria in occasione delle sedute consiliari.
Ma al di là degli aspetti tecnici preoccupa l’affermazione di Marini, che in una delle sue divagazioni scrive che “al di là delle esperienze occasionali di consumo di alcol e di droghe leggere per scopi conviviali o legati al benessere e all’ispirazione artistica, si ritiene opportuno trasmettere un messaggio chiaro e inequivocabilealla popolazione sui comportamenti legati al consumo di alcool”.
Come fa a essere chiaro e inequivocabile un tale messaggio?Se la questione è il presunto “consumo di alcol da parte del personale politico mentre svolge un’attività ad altissimo impatto potenziale”, come scrive Marini, nemmeno un’eventuale chiusura del bar interno rappresenterebbe una garanzia, così come nulla vieterebbe ad un consigliere di fumare marijuana per “ispirazione artistica” (sic!) prima di entrare in Consiglio, e tale ipotesi al confine dell’ironia si fa concreta preoccupazione leggendo certe esternazioni del consigliere...
Cons. Claudio Cia
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