Premesso che:
in data 24 dicembre 2018 abbiamo interrogato il presidente della Provincia in seguito al tragico suicidio di un detenuto alla casa circondariale di Spini di Gardolo e alla rivolta che ne era seguita, chiedendo maggiori tutele per i detenuti e maggiori controlli, attraverso un’efficace revisione del sistema di assistenza sociale nel carcere di Trento;
in data 3 luglio 2019 ci è pervenuta la risposta del presidente della Provincia, che ha evidenziato in merito al carcere di Spini “rilevanti criticità, sia con riferimento alle difficili condizioni lavorative del corpo di polizia penitenziaria che al ben noto problema del sovraffollamento dei detenuti ed ai loro conseguenti risvolti”: una situazione definita “esplosiva”, frutto anche di politiche inadeguate;
inoltre afferma che “il sovraffollamento della casa circondariale, unita alla carenza di personale (in parte rientrata) determina gravi lacune alla garanzia di sicurezza, non solo nei momenti tipici della vita carceraria ma anche nel corso di attività culturali-ricreative (..)”;
nella risposta si ricorda che l’Accordo di Programma Quadro come da ultimo modificato prevede una capienza massima del carcere di 240 detenuti; numero che doveva essere tendenzialmente rispettato secondo la disposizione richiamata, salvo in presenza di circostanze eccezionali e imprevedibili, comunque contenute in un tempo strettamente necessario a superare la situazione di emergenza venutasi a creare;
il presidente inoltre dichiara che i numerosi inviti al rispetto del suddetto limite, rivolti dall’Amministrazione che lo ha preceduto al Ministro della giustizia, sono rimasti disattesi;
si è impegnato a promuovere un intervento teso a far rientrare i numeri della popolazione carceraria nei parametri sanciti dall’Accordo di Programma Quadro;
secondo la relazione della Garante dei Detenuti presentata ieri 3 luglio 2019 a Palazzo Trentini, la situazione appare ben diversa: la Garante ha infatti affermato che “il problema del sovraffollamento non esiste nella struttura di Spini di Gardolo, nella quale la capienza originaria concordata tra Provincia e Dipartimento Amministrazione Penitenziaria di 240 posti negli ultimi anni è stata elevata a 418, di cui solo 296 sono ad oggi occupati”;
il presidente del Consiglio della Provincia ha ricordato che la Garante “è apprezzata da tutti” e che sarebbe l’unica persona alla quale l’Aula, dove sono pendenti da mesi le nomine di questa e di altre figure, se volesse, potrebbe ri-affidare subito l’incarico (anche perché il mandato le è stato affidato ad ottobre 2017 e non all’inizio della scorsa legislatura);
senza entrare nel merito delle competenze della professoressa Menghini, riteniamo non opportuno l’endorsement del presidente del Consiglio provinciale che ancora una volta cerca di direzionare l’attività del Consiglio secondo la propria politica e la sua visione personale e per l’ennesima volta dimostra di non essere terzo;
SI INTERROGA IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TRENTO
PER SAPERE:
come sia possibile che nello stesso giorno si leggano due dichiarazioni in merito all’affollamento del carcere di Spini di Gardolo, una in una risposta ad un’interrogazione e una nella relazione della Garante dei detenuti, opposte;
quale sia la reale situazione dell’affollamento del carcere di Spini di Gardolo;
SI INTERROGA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLA PROVINCIA DI TRENTO
PER SAPERE:
se non ritenga inopportuno cercare di orientare l’intenzione di voto del Consiglio riguardo alla carica del Garante dei detenuti;
se corrisponda al vero che casi concreti di incompatibilità della Garante dei detenuti siano stati sollevati e risolti “a porte chiuse” in un incontro tra l’interessata e l’Ufficio di presidenza, e in caso di risposta affermativa se non ritenga questo modo di procedere poco trasparente.
PAOLO GHEZZI
consigliere provinciale FUTURA 2018
LUCIA COPPOLA
consigliera provinciale FUTURA 2018
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