La seconda parte della Conferenza di informazione sul 5g si è aperta con l’intervento della professoressa Fiorella Belpoggi, direttrice del centro per la ricerca sul cancro Cesare Maltoni dell’istituto Ramazzini di Bologna che ha messo in guardia, alla luce di due ricerche sugli effetti sulla salute dei campi magnetici, una effettuata da un istituto di ricerca americano ( 4000 mila dipendenti, investimenti di 25 milioni di euro sul progetto), e l’altra dal suo istituto che ha 21 ricercatori e a disposizione per la ricerca 1,5 milioni di euro. Le due ricerche, effettuate sui ratti, hanno messo in evidenza l’aumento di tumori gliali maligni molto rari nel cuore e nel cervello. Malattie, ha detto la specialista bolognese, che sono insorte in seguito all’esposizione, per tutta il corso della vita naturale dei ratti (in media tre anni), a frequenze da 5;25;50 volt al metro. Insomma, secondo la professoressa Belpoggi, lo studio mostra che i rischi ci sono e che lo Stato, che con la vendita delle frequenze per il 5g, ha incassato 6,5 miliardi, dovrebbe destinarne una piccola parte di questa cifra alla ricerca sui rischi sanitari. Anche perché la ricerca del Ramazzini è stata finanziata in gran parte da fondi provenienti da privati, ma, ha sottolineato la ricercatrice, non è più possibile andare avanti con il 5 per mille. Insomma, a fronte di tecnologie portate avanti dalle maggiori compagnie internazionali e ai profitti che ne derivano, servono ricerche vaste e di conseguenza costose. “Io non sono contraria al 5g – ha detto la ricercatrice –. Sono contraria al fatto che questa tecnologia venga diffusa senza studi appropriati sui rischi. Io i tumori li ho visti e non posso tacere”. Ma ha anche aggiunto che su questi problemi non ci sia un noi e un voi. Industria e scienza non devono essere per forza. Per questo Fiorella Belpoggi ha auspicato un ritorno allo spirito che, negli anni ‘80 e ‘90, ha portato l’industria, quella chimica in particolare, a
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lavorare con la ricerca per superare o perlomeno contenere i rischi. “Perché – ha concluso – o questa partita si vince assieme o si perde assieme”.
Il professor Paolo Rocca, del dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’informazione dell’Università di Trento, ha spiegato la “filosofia” tecnologica del 5g che rivoluzione l’impianto dell’attuale 4g. Ricordando che, nel campo della ricerca, si sta già lavorando al 6g. Il docente trentino ha detto che la nuova tecnologia porterà vantaggi nel campo della sicurezza stradale, con le auto a guida autonoma, permettendo alle persone di recuperare tempo di vita (oggi un lavoratore passa 15 anni della sua esistenza in auto per andare e tornare dal lavoro) incrementando le possibilità di lavorare da casa.
Il dottor Francesco Pizzo, dell’Unità operativa Igiene e sanità pubblica dell’Azienda sanitaria ha ricordato che i rischi riguardano, almeno per la massa della popolazione, l’uso del cellulare. Per il semplice motivo che viene portato vicino alla testa, perché il grado di pericolosità delle esposizioni ai campi magnetici è molto influenzato dalla distanza dalla fonte e dai livelli di schermatura. Secondo Pizzo, in base al principio di precauzione, ci si deve concentrare quindi su campagne informative sull’uso razionale del cellulare, soprattutto nei confronti dei giovani. Comunque, ha concluso, i rischi vanno valutati con i benefici che vengono portati da queste tecnologie.
Il dibattito.
Il primo intervento è stato quello di Marco Bardino dell’associazione Obiettivo sensibile, che raccoglie le persone che soffrono di sensibilità chimica e ipersensibilità ai campi magnetici. Secondo Bardino sta avvenendo per il 5g quello che è avvenuto per la globalizzazione che, descritta come soluzione per i mali dell’umanità, si è invece dimostrata il contrario. Rivolgendosi poi agli amministratori ha ricordato che l’articolo 41 della Costituzione prevede la terzietà delle istituzioni rispetto alle imprese. Quindi, lo sviluppo di queste tecnologie non può avvenire ai danni dei cittadini. Gli amministratori, secondo Bardino, dovrebbero capire lo scenario futuro, avere un quadro dell’impatto di questi cambiamenti, non solo sulla salute, ma anche sull’occupazione e la società. Quadro che la classe politica non pare avere.
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Critico anche l’intervento di Andrea Maschio, consigliere comunale a Trento, il quale ha detto che la normativa sull’esposizione ai campi magnetici è vecchia, del 2001; che il 5g aumenterà esponenzialmente le fonti di emissione fino a un milione di elementi per km quadrato. Inoltre, ha chiesto che fine faranno gli investimenti milionari serviti a cablare il Trentino. Fabio Peterlongo, giornalista, ha puntato l’attenzione sull’impatto che il 5g avrà sull’occupazione già duramente colpita dalle tecnologie informatiche. Inoltre, visto che nel corso della conferenza si è detto che il 5g potrà servire a sviluppare nuove forme di intrattenimento, ha chiesto se non sia il caso di pensare a svaghi più umani per i ragazzi. Amelia Ress ha chiesto quali precauzioni si possono attivare per limitare i rischi e il sindaco di Valfloriana, Michele Tonini, uno dei comuni trentini nei quali verrà introdotto il 5g, ha detto che la popolazione e lui stesso ha accolto questa tecnologica con due sentimenti contrastanti: da una parte preoccupazione e dall’altro entusiasmo per le possibilità che può aprire ad una comunità di montagna. Il primo cittadino del comune della Val di Cembra ha ricordato, infine, che il Consiglio ha votato una mozione che riassume questi due sentimenti, chiedendo però alla Provincia di fare tutto il possibile per la tutela della salute.
Dubbi sullo sviluppo della nuova tecnologia 5g ha manifestato anche il consigliere di Riva del Garda, Andrea Matteotti secondo il quale questo internet delle cose servirà più alle cose che ai cittadini. Secondo Matteotti, inoltre, la fibra ottica è più che sufficiente per le esigenze del territorio e ha chiesto se la Pat sia disposta a mettere dei soldi per ricerche sugli impatti sulla salute del 5g.
La professoressa Belpoggi, nella risposta, ha ricordato che il suo istituto ha da tempo avviato una campagna nelle scuole per un uso razionale del cellulare e che la sentenza del Tar di Roma, impugnata dal Governo, obbliga lo Stato a sensibilizzare i cittadini sui rischi dell’esposizione. Il professor Rocca ha ricordato che il 5g non arriverà in ogni angolo del Trentino così come non è arrivata la fibra; mentre il direttore di Create – Net dell’Fbk ha messo in guardia da posizioni ideologiche ricordando che le tecnologie, storicamente, hanno migliorato le condizioni dell’uomo. Infine, Carla Malacarne, del servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali, ha affermato che le norme sono state aggiornate dal 2001 e si sta lavorando a linee guida sui rilevamenti. Infine, ha smentito che, come affermato dalla professoressa Belpoggi, la Germania
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abbia bloccato il 5g, perché il 5 giugno a Berlino si è conclusa l’asta per le concessioni per 6,5 miliardi di euro.
L’incontro del pomeriggio si è chiuso con l’intervento di
Vanessa Masè (Civica Trentina) la quale ha affermato che la conferenza di informazione è servita a raccogliere, com’era
nelle sue intenzioni, informazioni per andare, dopo il momento della sintesi, nella direzione giusta. Il Presidente Kaswalder ha salutato gli ospiti con una nota amara, sottolineando cioè la scarsa partecipazione dei consiglieri alla conferenza di informazione. Nota amara attenuata dalla notizia dell’assegnazione all’Italia, quindi anche al Trentino, delle olimpiadi invernali. Infine, condividendo l’invito all’unità della professoressa Belpoggi, ha ricordato il motto della Cooperazione: “Insieme si può”.
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