CULTURA | TIONE DI TRENTO | TRENTINO
La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande. Hans Georg Gadamer
Ne è convinto Mario Antolini Musòn, storico, poeta e uomo di cultura noto nell'ambito giudicariese e non solo. Nato a Tione di Trento, dove ancora oggi vive, ha alle sue spalle un percorso costellato di anni di studi - tra cui la laurea a Napoli, di viaggi - ha vissuto per 6 anni in Giappone, e di insegnamento.
A ritmare il suo passato ed anche il suo presente sono in particolare le ricerche storiche sulla cultura locale volte a valorizzare tradizioni e aneddoti delle Valli Giudicarie.
Alla veneranda età di 99 anni Mario, nonostante abbia all'attivo già numerose pubblicazioni, non smette di interrogarsi su parole e tematiche importanti che affronta sia sul web che nella vita "reale"...
Il filo conduttore però sembra essere sempre e solo uno: la Cultura. Un argomento che ha trattato pochi giorni fa anche sulla sua "piazza virtuale", Facebook.
Quale modo migliore quindi per parlare di questo tema... se non facendo quattro chiacchiere proprio con lui?
Mario cos'è per te la Cultura?
Cultura è una parola fondamentale, perchè in ogni momento e in ogni cosa la Cultura deve essere vista come la più importante. Per fare le cose bene è fondamentale che ci sia cultura. Non ci si pensa, ma non è possibile fare una strada o un ponte se non si ha cultura, così come non è possibile organizzare e costruire se, le persone deputate a farlo, non sono acculturate.
Oggi però parlare di cultura sembra essere qualcosa di distante, un argomento per pochi...
No, assolutamente no. Per fare cultura bisogna arrivare alle persone… Oggi mi sembra che questa voglia di fare Cultura non ci sia più. Ma io penso ad una cultura diffusa e non dobbiamo confondere Cultura e Istruzione. I nostri nonni erano persone di grande cultura e di grande intuizione anche se non erano "studiati".
Invece ora?
Ora, non so. Sicuramente in molti fanno Cultura, ma il problema é la sua diffusione. Il fare non serve a nulla se non si divulga. Impariamo dai social network che hanno rivoluzionato il mondo: anche l’ultimo dei mortali può far sentire la sua voce…
se il bene lo si divulga ha un valore, altrimenti se lo teniamo "rinchiuso" e non lo lasciamo uscire è ovvio che lasciamo la piazza in mano al male...
In che senso?
Nel senso che i social sono come la piazza. C’è un po’ di tutto, ci sono quelli bravi, ci sono quelli che urlano, ci sono quelli che parlano tanto per parlare... ma se sono quelli che fanno il bene a non divulgarlo è ovvio che vince chi urla. Insomma, se io mi muovo in favore degli altri devo anche far sapere che ci sono...
Quindi c'è meno cultura?
Temo di sì. O forse siamo solo diventati tutti troppo esperti e ci manca quella cultura generale. Non voglio criticare, ma constatare. Anche la scuola in questo è calata molto. Si insegna la materia, ma credo sia superficiale perché manca l'aspetto dell'umanesimo italiano... Chi ha avuto la fortuna di frequentare la scuola ai miei tempi sa che dalle nostre Università uscivi con cose diverse… una cultura generale molto più ampia.
Come si potrebbe rimediare?
Direi cercando di imparare ad aprire gli occhi… non a chiuderli…
Fare cultura, offrire cultura e farla gratis. Non spendere soldi per costruire strade, per sistemare edifici, ma pubblicare testi di storia e di geografia locali per dare alle persone - tutte le persone - la "cultura" del proprio passato. Sinceramente provo rabbia quando penso che si poteva fare e non si è fatto. Anche perchè - io l’ho visto con l’Università della Terza Età - tutti hanno voglia di sapere.
Scuola e formazione dunque...
Sì, con tutti i pedagogisti bravi che abbiamo in Italia. Io come insegnante ho sempre avuto i miei studenti "dalla mia"… mi dicevano "ti te se dai nos" (tu sei dei nostri). Penso che si debba semplicemente fare la scuola per gli scolari e non per i programmi o per gli insegnanti.
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