CULTURA | LIBRI E AUTORI | TRENTINO
Sugli scaffali delle librerie c'è "Il Nuovo Mondo" del trentino Marco Ianes.
Classe 1965, insegnante di elettrotecnica e impianti elettrici nella Formazione professionale trentina nonché consulente in ambito energetico e ambientale - Ianes da sempre si interessa ai temi legati alla tutela dell'ambiente. Già blogger del Fatto Quotidiano il 3 agosto 2018 è uscito con il suo libro d'esordio, edito dal Gruppo Albatros Il Filo nella collana Nuove Voci. Imago.
Un testo dove immaginazione e realtà creano un unicum in grado di dare origine ad un panorama apocalittico che, partendo dal Monte Bondone, in Trentino, si propaga in tutto il mondo. Non solo una "buona lettura" però, il libro ha anche un risvolto solidale e formativo: parte del ricavato sarà devoluto per sostenere i laboratori solidali di scrittura LetterariaMente.
Ma quale modo migliore di conoscere "Il Nuovo Mondo" se non parlandone con lui?
"Candriai, Monte Bondone, 1802.
Pietro correva, terrorizzato, verso casa... poteva sentire il ringhio dell'animale che lo inseguiva, sempre più vicino... sempre più forte".
Parte così il tuo libro... quindi iniziamo da un fattore in particolare: la scelta delle ambientazioni. I luoghi che hai scelto sono diversi, ma tutto parte da qui, dalla provincia di Trento e dal giovane Pietro. Perché?
Perchè sono nato e vivo a Trento e amo il monte Bondone che credo rappresenti uno dei posti che conosco meglio in tema di presenza di biodiversità. Sapevi che è una delle montagne d'Europa che al suo interno custodisce una tra le flore più variegate? Poi è anche per un motivo mio, personale, un po’ di sano campanilismo. E anche perchè l'idea di partire qui, invece che dalle grandi città, fa capire che tutto il mondo è uguale.
Dall’ambientazione ai contenuti. Questo è il tuo primo libro e il tema che lo caratterizza è quello ambientale: come è nata l’idea di metterti in gioco e soprattutto approfondendo queste tematiche?
Tutto è nato con l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti. Lì mi sono accorto che il negazionismo sui cambiamenti climatici stava diventando sempre più evidente. Mi sono domandato: nel mio piccolo cosa fare? L’ambiente è uno dei temi della mia vita e fa parte della mio percorso formativo e da qui è venuta l'idea di scrivere il libro, che è classificato come fantasy, ma credo sia poco appropriato perchè é legato a temi reali come il cambiamento climatico.
Dicevamo appunto cambiamenti climatici, gli scenari, nel tuo libro, sono quasi apocalittici, ma anche i fatti di cronaca sembrano andare in questo senso...
I segnali ci sono, le avvisaglie anche. Sembra però ci sia una volontà di “fuggire” dalla realtà. Ci sono teorie scientifiche che sono provate, non sono una mia invenzione. Ci sono delle ipotesi su un'eventuale glaciazione. E' un dato di fatto che la Corrente del Golfo stia rallentando ed è evidente che lo scioglimento dei ghiacci provochi l'entrata di una grande massa di acqua dolce nel mare…
In un passaggio ti soffermi anche sulle azioni “non completate” in merito alle politiche ambientali ed in particolare al piano 20 20 20? Quanto incide questo “mancato traguardo”.
Per l’abbattimento degli effetti serra siamo già fuori dai programmi previsti e anche questa non è un’opinione. Certo l'Apocalisse è un’esagerazione, soprattutto in questi tempi, ma è una cosa possibile.
Nel libro non mancano brani in cui lasci trasparire il pathos e la difficoltà - anche per chi lavora nel settore - di rendersi conto di quanto potrebbe succedere…
Questo non è un libro che vuole incutere terrore. C’è una parte dedicata al risveglio della coscienza e il libro apre ad una fiducia dell’uomo…
La distruzione è vista come ineluttabile passaggio determinato dalla mancata presa di coscienza dell’uomo, ma non tutto è perduto. Una speranza viene data grazie ad un intervento alieno: persone che sanno molto di più e che permettono ai “prescelti” di acquisire nuove conoscenze e capacità.
Ad essere "consapevoli" sono appunto i "prescelti", ovvero i protagonisti. Tutti sono giovani ed è a loro che affidi la “speranza nel futuro”, perchè?
Il concetto è che i giovani hanno una mentalità ancora aperta e disponibile ad accettare nuove vie e nuove idee rispetto a chi detiene il potere. Sono più disponibili ad imparare e mettersi in gioco.
Parliamo ora dell'aspetto "tecnico". Questo è il tuo primo romanzo: quali sono state le difficoltà maggiori che hai riscontrato nella scrittura?
Sicuramente il tempo da dedicare al libro e poi riuscire a fare in modo che tutto scorresse in maniera sequenziale. Fondamentale è stata anche la fase di ricerca che ho dovuto approfondire per soffermarmi meglio in alcuni punti. All'interno del libro c'è la sintesi di una ricerca tecnico scientifica non da poco…
C’è qualche aneddoto che ti lega alla stesura di questo libro?
Tanti, ma uno in particolare che mi fa sorridere. Ero a Hyde Park, Londra, e sto lavorando al libro. Mi si avvicina un clochard che mi chiede, in inglese, cosa sto facendo. Io inizio a spiegare, sempre in inglese, e lui mentre parlo se ne va dicendo "Tanto mo' non cambia un cazzo…".
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