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Torna il 23 marzo alle 20.45 sul palco del Teatro di Pergine lo spettacolo su Tita Piaz, il diavolo delle Dolomiti. Giovanni Battista Piaz detto Tita, viene messo in prigione. Non è estraneo, Tita, al carcere, ma questa è la prima volta in Italia. Viene imprigionato a Bolzano, la sua Bolzano, dove aveva frequentato, da ragazzo, le scuole magistrali, che finanziava i giovani ladini indirizzandoli alla cultura e alla lingua tedesca.
La sua è una incarcerazione preventiva, visto che a suo capo non esistono evidenti capi d’accusa.
Ma è un bolscevico, un comunista! Questa è la denuncia pervenuta alle S.S. in forma anonima da qualche suo acerrimo nemico della val di Fassa.
La polizia nazista riesce così a liberarsi di un elemento anti-regime che ha grande presa sulle comunità alpine : Tita è un uomo appassionato, un agitatore politico.
Dalle inferiate della sua cella N°56 ammira, a levante, il Catinaccio, Rosengarten, che è il gruppo dolomitico dove aveva mosso i primi passi in arrampicata, poco distante dal comune di Pera che gli aveva dato i natali, lassù in val di Fassa.
Al cospetto delle torri del Vayolet era diventato uomo, rocciatore unico e formidabile. Delle sue imprese alpinistiche ne avevano parlato gli appassionati, e non solo, di tutta Europa battezzandolo il “Diavolo della Dolomiti”.
Dalle carceri non sempre si esce vivi e questo Tita lo sa bene.
In cella, Tita si confida con un giovane secondino che raccoglie, come fosse un figlio, le testimonianze delle sue imprese alpinistiche e della sua profonda umanità di un uomo contraddittorio.
Un soliloquio solo a tratti interrotto dal dialogo con il suo carceriere, Diavolo di un Tita è uno spettacolo che è una confessione, un parlare libero di un uomo in carcere.
Attraverso le parole dell’attore - Stefano Pietro Detassis - scandagliamo le passioni che hanno mosso questo uomo scomodo per molti, ma esempio per altri.
Tra ricordi di imprese eroiche, aperture poetiche, sguardi disincantati, sveliamo l’anima che si nasconde dietro quest’uomo tenace e irriverente.
La luce soffusa che entra dalla finestrella della sua cella disegna lo spazio ristretto in cui si muove l’attore. La prigione si trasforma, grazie alla parola e all’immaginazione, in vette inviolate, chine scivolose, ghiacciai immensi.
Un viaggio che parla di montagna, di ideali, di coraggio.
L’ultimo viaggio di questo uomo straordinario e immensamente libero.
Lo spettacolo - prodotto da AriaTeatro di Pergine - vede in scena Stefano Pietro Detassis e Andrea Bonfanti. Il testo è di Mario Vanzo. La regia di Maura Pettorruso. Luci di Federica Rigon e Luca de Martini. Scene di Federica Rigon. Costumi di Giacomo Sega.
Per informazioni e biglietti: https://www.teatrodipergine.it/teatro/2194-diavolo-di-un-tita.
Ufficio stampa Pequod Compagnia
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