LBL_AT_EMOZIONI
Venerdì 27 gennaio, alle 21 al teatro di Nago, andrà in scena il concerto “Il violino di Auschwitz” a cura di Barabàn di Milano, gruppo di punta della scena folk italiana, apprezzato in Europa e America; l’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti.
Anche ad Auschwitz, Terezìn e Mauthausen si suonava, si cantava e si componeva musica. Di fronte alla sola prospettiva della morte, i musicisti non rinunciavano alla loro passione, arrivando ad allestire orchestre, come ad Auschwitz, scrivendo note nelle condizioni più disperate, componendo ninna nanne da cantare ai bambini ormai sulla porta della camera a gas, come la straordinaria Wiegala scritta da Ilse Weber morta, insieme al figlio Tommy, nell’ottobre ’44 ad Auschwitz.
Nei lager nazisti la musica ha avuto un ruolo di esaltazione dell’orrore e dell’annientamento della dignità umana. Era continuamente suonata scandendo i ritmi dei prigionieri durante le marce verso i campi di lavoro, nelle adunate, durante le esecuzioni e per l’intrattenimento degli ufficiali. Per i detenuti fare musica significava ritrovare la dignità violata e, in molti casi, vivere.
Il concerto presenta un’emozionante sequenza di canti composti da deportati nei campi di concentramento di Terezìn e Mauthausen (Wiegala, Asma Asmaton) melodie e danze della tradizione yiddish, canzoni contro la guerra (da Auschwitz di Guccini a La guerra di Piero di De André), e contro l’indifferenza e l’apatia (Yellow triangle): fanno da colonna sonora a testimonianze di sopravvissuti ai campi di sterminio, immagini dei lager nazisti, spezzoni di film sulla Shoah.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il primo novembre 2005 a 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, ha proclamato il 27 gennaio Giornata internazionale della commemorazione delle vittime dell’olocausto. «Spesso, in queste occasioni, vengono proposti spettacoli di prosa. Quest’anno invece abbiamo scelto un concerto perché attraverso la musica possa rimanere indelebile nella memoria di ciascuno di noi il ricordo di questo momento della vita. Ricordare e commemorare le vittime della Shoah non significa affatto trascurare altri genocidi, né tantomeno stabilire “priorità” tra stermini e dolori di un popolo piuttosto che di altri: la memoria storica della Shoah non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l’intera umanità». Sono le parole dell’assessore alla cultura Sara Balduzzi, che continua: «Il Giorno della memoria è sicuramente un omaggio alle vittime, ma è anche il riconoscimento pubblico e collettivo di un fatto particolarmente grave di cui l’Europa si è resa colpevole e a cui l’Italia ha attivamente collaborato. È importante capire cosa accadde dal punto di vista storico e sociale e perché sia stato possibile e sia stato permesso che tutto ciò succedesse.
Lo scopo è non dimenticare mai questo momento drammatico del nostro passato affinché, come dice la stessa legge “simili eventi non possano mai più accadere”. Come queste parole indicano chiaramente, non si tratta affatto di una “celebrazione”, ma del dover ribadire quanto sia importante studiare ciò che è successo in passato».
L’evento è organizzato in collaborazione col Coordinamento Teatrale trentino.
Ufficio stampa Comune di Nago-Torbole
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