Il romanziere e drammaturgo toscano firma un dialogo teatrale di inaudita potenza tra Hannah Arendt (Ottavia Piccolo) e Adolf Eichmann (Paolo Pierobon), per la regia di Mauro Avogadro.
In un periodo storico in cui la memoria, spesso unica vendetta contro le ingiustizie del passato, pare aver perso parte della propria forza, Stefano Massini e Mauro Avogadro portano alla luce una fra le pagine più controverse del ‘900: il processo al gerarca nazista Adolf Eichmann. Ma chi fu realmente Adolf Eichmann? Che tipo di personalità si nascondeva dietro la divisa nazista di colui che ideò la ‘soluzione finale’ e organizzò nei dettagli il massacro di sei milioni di ebrei?
A queste domande prova a dare una risposta “Eichmann. Dove inizia la notte”, il nuovo atto unico di Stefano Massini, realizzato a partire dagli scritti della filosofa ebrea Hannah Arendt, dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme – dove Eichmann fu processato dopo l’arresto, avvenuto nel 1960 in Argentina –, e dagli atti del processo. Lo spettacolo, frutto di una co-produzione tra Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Veneto, sarà in scena al Teatro Sociale di Trento dal 31 marzo al 3 aprile, all’interno della Stagione di Grande Prosa del Centro Servizi Culturali S. Chiara.
“Eichmann. Dove inizia la notte” è un dialogo teatrale di inaudita potenza in cui Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon, rispettivamente nei ruoli della filosofa ebrea Hannah Arendt e del gerarca nazista Adolf Eichmann, ripercorrono la tragedia dell’Olocausto. Diretti da Mauro Avogadro, i due interpreti, alla loro prima collaborazione teatrale, si affrontano in un atto unico di squassante semplicità. Un dialogo teatrale immaginario sì, ma feroce, in cui, incalzato dalla dialettica della filosofa, scrittrice e politologa Hannah Arendt, Adolf Eichmann ripercorre i passaggi della propria carriera accanto a Hitler e Himmler, mentre a poco a poco si compone il mosaico della soluzione finale, la creazione della micidiale macchina di sterminio che condannò a morte sei milioni di ebrei, oltre ai rom, agli omosessuali, agli oppositori politici.
Come si sperimentò il gas? Quando fu deciso l’inizio dello sterminio? Come si gestiva in concreto l’orrore di Auschwitz? Passo dopo passo, prende forma una verità spiazzante: non esiste alcuna “grandezza” nell’uomo che ha architettato tutto questo, bensì il personaggio si rivela per una disperante commistione di meschinità, arrivismo, opportunismo, capace di stupire più per la bassezza che per il genio. Ma è proprio qui, in fondo, che prende forma il male: nella più comune e insospettabile grettezza umana.
«[…] Eichmann è un personaggio sicuramente ingombrante, gravido di contraddizioni. Nel mio testo però, la sua figura vive attraverso il punto di vista di una donna come Hannah Arendt che ne fa il pretesto per porsi una domanda su come nasca il male. Ecco il fulcro. – spiega Stefano Massini - Indagare come nasce il male, a prescindere da quello della Shoah che conosciamo. Non è un caso che nel testo io abbia fatto entrare riflessioni che riguardano altri scenari. Perché alla fine il male si annida dovunque. “Eichmann” è un pretesto per notomizzare il male, alla ricerca di qualcosa che valga in generale».
Per maggiori informazioni visitare il sito www.centrosantachiara.it
Ufficio stampa Centro Servizi Culturali S. Chiara
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