Ieri in Rettorato, il primo dei tre incontri organizzati in vista dell’Assemblea pubblica d’Ateneo che si terrà a febbraio 2022. Al confronto con gli attori territoriali presenti anche l’assessore provinciale agli enti locali Gottardi e i sindaci di Trento e Rovereto. Soddisfatto il presidente di UniTrento Finocchiaro: «Ho raccolto così tanti stimoli che l’unico rimpianto è di aver dovuto aspettare quasi due anni, causa covid, per organizzare questi confronti». Prossimo appuntamento in programma domani per parlare di ricerca.
«Il Trentino ha dimostrato capacità di attrarre, ma è fondamentale trattenere. E questa seconda cosa la possiamo fare solo insieme, solo se l’Ateneo, le amministrazioni, le realtà della ricerca, dell’economia e del terzo settore si muovono insieme». Le conclusioni del presidente di UniTrento Daniele Finocchiaro sintetizzano bene le convergenze emerse ieri sera, nel primo appuntamento con i tre tavoli di lavoro tematici convocati per avviare un confronto tra l’Ateneo e gli stakeholders territoriali in vista dell’Assemblea pubblica di Ateneo prevista dallo statuto che si terrà a inizio 2022.
Un incontro organizzato secondo il formato del focus group, dedicato al ruolo dell’Ateneo nel territorio, ai rapporti con gli attori della comunità, alle sue potenzialità ma anche alle rigidità che potrebbe ingenerare nelle dinamiche città-valli e centri-periferie. Oltre agli amministratori Mattia Gottardi, Franco Ianeselli e Francesco Valduga, hanno partecipato Roberto Andreatta, dirigente del Dipartimento Territorio e trasporti, ambiente energia e cooperazione della Pat, la direttrice generale del Comune di Trento Livia Ferrario, la presidente del Comitato di Indirizzo della Fondazione Caritro Elena Tonezzer, il direttore generale della Fondazione Trentina della Cooperazione Alessandro Ceschi.
Dopo gli interventi del presidente Finocchiaro, del prorettore Franco Fraccaroli, coordinatore dei tre tavoli, e del responsabile della sessione di ieri, Marco Tubino, sono stati ricordati alcuni dati sulla percezione dell’Ateneo a livello provinciale raccolti in occasione della precedente Assemblea di Ateneo. Una presenza, quella dell’Università nel territorio, che secondo l’80% della popolazione trentina garantisce un miglioramento della qualità della vita. Ma non mancano le criticità: per il 56% dei trentini gli amministratori non sono capaci di sfruttare adeguatamente le competenze dell’Università. Quindi esiste un grande bacino di consenso ma è importante saper cogliere appieno le potenzialità dell’Ateneo nel territorio.
«L’Università di Trento non è solo la nostra università – ha chiarito il sindaco di Trento Ianeselli – è anche una università eccellente a livello internazionale, che ha un ruolo e anche un impatto positivo nel modo in cui la città e il territorio vengono visti da fuori. Il nostro impegno dev’essere dunque quello di creare un ecosistema urbano ad essa favorevole e accogliente, si tratti di trovare spazi, di pensare infrastrutture, di definire luoghi per la socialità degli studenti. Oltre a quanto si sta già facendo – ha concluso il primo cittadino del capoluogo – e penso ad esempio al problema dell’edilizia e al consumo di suolo, l’università però deve fare un ragionamento serio e approfondito per dirci cosa le serve e con quali tempi, facendo sintesi tra i comprensibili interessi che la compongono. Solo così potremo fare un ulteriore salto di qualità, e noi politici contribuire a colmare sentimenti a volte divergenti tra chi vive in città e chi sta in valle. Perché siamo un piccolo territorio in mezzo all’Europa, che progredisce o regredisce tutto insieme».
Un senso territoriale di interconnessione e di reciprocità al centro anche dell’intervento di Livia Ferrario e rilanciato dal sindaco di Rovereto Valduga, che ha descritto quello tra i territori e i centri più abitati come un rapporto biunivoco e fatto di scambi: «La città dà servizi ai territori e i territori danno forza lavoro, intelligenza, qualità della vita alla città». Riferendosi al proprio municipio, Valduga ha poi ripreso le vocazioni storiche della città della quercia: cultura, formazione e impresa, per definire gli asset principali sui quali immagina uno sviluppo futuro dei rapporti tra Rovereto e l’Ateneo «io non voglio pensare all’università come alla casa dei trentini e dei roveretani che vogliono studiare qua, io voglio l’università come attore di crescita, che attira persone da fuori, che attira qualità, che continua ad essere motore di sviluppo intellettuale ma anche imprenditoriale. In questo senso noi siamo assolutamente disponibili a dare».
Se la necessita di una sempre maggiore sinergia programmatica e di visione tra amministrazioni e Ateneo è emersa in modo netto come priorità strategica, molto diverse possono essere le declinazioni che questa strategia è in grado di generare. Progetti che vanno dalla logistica dei trasporti richiamata da Roberto Andreatta, perché Trento e Rovereto sono vicine solo se ci si può spostare rapidamente tra i due luoghi; oppure in grado di sfruttare le caratteristiche degli altri attori territoriali, come ha osservato Alessandro Ceschi, ricordando che: «in Trentino il mondo cooperativo è presente ovunque, su tutto il territorio, e in tutti i rami dell’economia». O, ancora, come proposto da Elena Tonezzer, tarando e definendo i meglio filoni di finanziamento, come quelli stabiliti da Fondazione Caritro, strutturando bandi e partenariati ancora più tarati sulle necessità del territorio.
Tutti propositi sulla cui bontà i partecipanti al tavolo hanno convenuto, ma che, come detto, hanno bisogno di una regia alta. Quella offerta dall’assessore Gottardi: «Il Trentino non può vivere di contrapposizioni ma deve vivere di policentrismo. In questo senso, manca forse un po’ di confidenza tra le istituzioni, la capacità a volte di superare le divergenze politiche e partitiche. Potrà non essere semplice ma è uno sforzo che va fatto, perché dopo anni in cui il sistema trentino è sempre stato il termine di paragone con sé stesso, ora non è più così. Il metro di paragone è il mondo».
Un richiamo alle possibilità di questo territorio che è stato colto immediatamente dal presidente di UniTrento Finocchiaro, che ha concluso con una nota biografica: «Io ho vissuto in tanti posti, Milano, Palermo, Roma, Nuova Delhi, tutte città e situazioni complesse, nelle quali era impossibile fare la differenza. Qui invece è possibile fare la differenza. Le dimensioni, le scelte del passato, le qualità che ci sono fanno sì che questo sia un territorio nel quale si possono fare delle cose. E dobbiamo farlo».
I tavoli tecnici proseguiranno domani, giovedì 2 dicembre, con un incontro dedicato a “Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico” e martedì 7 dicembre col tema “Innovazione delle competenze”. In un’apposita sezione del sito di Ateneo (https://www.unitn.it/assembleadiateneo) verrà data notizia del contributo di idee e strategie che emergerà durante il dibattito.
Ufficio stampa Università di Trento
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