La necessità di evidenziare e valorizzare il contributo delle donne, che al momento sono meno rappresentate nei luoghi decisionali e nel mondo imprenditoriale, non deve essere considerato solo un modo per colmare un gap di genere, ma un’opportunità, un volano per la soluzione di problemi sociali e culturali di tutti.
Il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile ha condiviso e sottoscritto nel maggio 2015 la “Carta per la democrazia paritaria in Trentino” promossa dalla Commissione provinciale per le pari opportunità tra donna e uomo, che auspica una reale rappresentanza paritetica in politica e negli ambienti in cui si prendono decisioni importanti per il benessere dell’intera comunità. Inoltre, lo scorso 7 maggio, durante l’audizione in Prima Commissione legislativa permanente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento aveva manifestato la propria contrarietà alla possibilità di esprimere tre preferenze in sede elettorale.
Il nostro territorio si distingue per una scarsa presenza delle donne nelle Istituzioni e questa sotto-rappresentanza nei luoghi decisionali non può più persistere.
La presenza femminile paritaria, costituisce la condizione necessaria per realizzare una democrazia compiuta e non solo una semplice norma antidiscriminatoria. Significa valorizzare talenti e competenze in una logica di sviluppo e costituisce un fattore strategico di rinnovamento e modernità.
Le donne hanno il diritto di esercitare la rappresentanza in prima persona come sancito sia dalla Costituzione che prevede: “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive” (art. 117) sia dallo Statuto di autonomia che sancisce: “Al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuove condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali” (art. 47).
Ecco perché, le modifiche alla Legge elettorale provinciale, presentate in questi giorni, rischiano di farci tornare indietro rispetto al tentativo di instaurare una “democrazia paritaria”. Cancellare il criterio di alternanza al momento della votazione, introducendo la possibilità di esprimere una terza preferenza, significa di fatto spalancare le porte a una predominanza di eletti di genere maschile, provocando uno squilibrio che penalizzerebbe l’intera comunità e contro il quale il Comitato si sta impegnando fin dall’inizio della sua istituzione. Inoltre, sappiamo perfettamente che senza un obbligo di legge, difficilmente le liste elettorali sarebbero composte paritariamente da donne e uomini e crediamo che una tale possibilità possa far regredire considerevolmente il processo che dovrebbe invece portare, il più celermente possibile, a un’equa rappresentanza tra i generi.
Spiace constatare quanto sia ancora necessario non solo lottare per dare voce alle donne nelle sedi decisionali, ma addirittura dover difendere le posizioni finora conquistate a garanzia della rappresentanza paritaria di tutta la società.
Ufficio stampa Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile
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