È possibile coniugare la necessità di mettere la persona al centro dell’azione imprenditoriale senza rinunciare all’imprescindibile esigenza del profitto?
Si presenta così, con questo quesito, la nuova tappa del ciclo di appuntamenti targati “Una certa idea di futuro”, ormai consueto appuntamento formativo organizzato da Confindustria Trento in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento. Come nelle precedenti occasioni, l’incontro odierno ha coinvolto ospiti di varia estrazione, per dare ampie prospettive sul tema.
È stato Alessandro Garofalo a introdurre i lavori e moderare l’incontro, invitando gli spettatori a porsi nell’ottica di analizzare l’entità azienda non solamente come attore di mercato, ma anche come organizzazione composta da persone che hanno il ruolo di dirigere e comporre l’impresa nelle sue parti.
L’apertura del dibattito è stata affidata a Padre Natale Brescianini, monaco benedettino e formatore, e a Ilaria Agosta, Presidente AIDP Veneto: due ospiti provenienti da percorsi sensibilmente differenti, ma con prospettive comuni. Il primo, infatti, partendo dalla regola di San Benedetto, che ha ispirato la vita dei monaci per più di 1500 anni, si è chiesto se essa possa essere interpretata e declinata nell’ambito aziendale per offrire spunti significativi nella gestione d’impresa. “Il lavoro deve essere concepito come strumento per cercare di costruire qualcosa per noi e per gli altri – ha detto Padre Brescianini -. Possiamo identificare l’azienda come luogo fortemente educativo. E qui si pone la domanda: a cosa vogliamo educare la persona? Solo alla massimizzazione del profitto? Bisogna integrare nuove dimensioni al modello attuale di economia. Questo non significa demonizzare il profitto, ma decidere cosa farsene: profitto come strumento e non come fine. L’azienda è un attore sociale ed è chiamato a creare un valore che non deve essere esclusivamente economico. Quella che viene posta è una sfida importante per trovare linguaggi nuovi. Utilizzando la regola di San Benedetto facciamo ragionare le persone per migliorare sé stessi e poi l’organizzazione”.
Agosta, in qualità di specialista delle risorse umane, ha offerto invece una visione più pragmatica rispetto agli step da affrontare per compiere un’effettiva transizione a un modello che integri business e valorizzazione del capitale umano. Il testimone degli interventi è stato dunque raccolto dallo chef stellato Peter Brunel, il quale, attraverso un contributo video, ha raccontato la sua sperimentazione dell’approccio benedettino all’interno della sua cucina. Un tentativo di veicolare attraverso il cibo valori come equilibrio, saggezza e esigenze legate alla persona.
A chiudere il cerchio degli ospiti è stata Serena Vanzillotta, startupper promotrice di “Log Out”: un metodo innovativo che tenta di coniugare connessione digitale e bisogno di silenzio. Non sono mancate le riflessioni proposte anche dagli organi interni di Confindustria Trento. Tra queste, il focus posto dalla Vicepresidente Stefania Segata, che da imprenditrice ha ripercorso l’evoluzione storica delle diverse tipologie di leadership, andando poi a delineare i modelli che la contemporaneità chiede di adottare. L’ultimo spunto l’ha fornito Roberto Busato. Il Direttore Generale ha rimarcato la sensibilità dell’Associazione ai temi della responsabilità: dal Report di Sostenibilità presentato nel 2019 all’imminente pubblicazione del Position Paper dedicato alla “Centralità dell’individuo e della qualità della vita” all’interno del più ampio progetto “Duemilatrentino – futuro presente”. All’appuntamento hanno inoltre partecipato Marcello Lunelli, membro del Consiglio di Presidenza dell’Associazione degli industriali di Trento e Flavio Deflorian, Rettore dell’Università degli Studi di Trento.
Come di consueto, il Presidente Fausto Manzana ha chiuso i lavori invitando gli spettatori al prossimo appuntamento.
Ufficio stampa Confindustria Trento
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