Italcementi (gruppo HeidelbergCement) rilancia con cinque milioni di investimento e la promessa di 30 future assunzioni il sito di Sarche di Madruzzo per fare fronte alla domanda di materiali che arriva dal Nord Est. Tra sei mesi dovrebbe tornare operativa la linea di cottura dell'impianto trentino che dal 2015 è rimasto attivo solo come centro di macinazione.
Se la notizia ha soddisfatto i sindacati che però chiedono di mantenere alta, soprattutto per i nuovi assunti, l'attenzione, la formazione e la sicurezza e di favorire la partecipazione dei lavoratori alle dinamiche aziendali, grande preoccupazione ha sollevato nella popolazione. Si ricorda che il progetto del biodistretto della Valle dei Laghi è nato per incentivare l'agricoltura biologica e mira a creare un territorio omogeneo e a valorizzarlo, con l’ambizione di trasformarlo in motore dello sviluppo economico. Quindi si sta investendo molto nella tutela dell’ambiente, nella valorizzazione del territorio, nell’agricoltura e nel turismo sostenibile, con prospettive certe di incremento dei livelli occupazionali.
Insomma una politica ambientale ad ampio raggio che mal si concilia con la riattivazione del cementificio e le conseguenti emissioni di Co2 e altri gas nocivi, accompagnate da un inevitabile aumento del traffico pesante in zona. Preoccupa inoltre la possibilità che nel futuro cementificio possano convergere anche fanghi di depurazione provenienti da territori extraprovinciali. Insomma rischiamo di ritrovarci con un inceneritore in una zona che regala uno scenario naturale unico e delicato da preservare e conservare.
Mentre un Comitato ha avviato una raccolta firme per chiedere alla Provincia di attivarsi per ridiscutere le prospettive con Italcementi, l’assessore Tonina fa sapere di non essere mai stato contattato da HeidelbergCement.
Ritengo sia fondamentale coinvolgere la popolazione in merito a un progetto così importante. È necessario valutare attentamente costi e benefici della riattivazione della linea di cottura dell'impianto di Italcementi. L'unica nota positiva, in prospettiva, la darebbe la ricaduta occupazionale che potrà però essere compensata e incentivata da investimenti nel settore agricolo e turistico. L'ente pubblico non può restare in silenzio, ma informarsi immediatamente su quali materiali verranno conferiti nell'impianto, quali garanzie verranno date per il contenimento e il controllo delle emissioni che saranno prodotte, quali garanzie di occupazione ci saranno per i giovani del posto.
Una decisione di questa portata non può essere imposta e necessita di massima attenzione.
La valle dei Laghi non ha bisogno del cemento e di impianti industriali impattanti e inquinanti. Il territorio, la sua unicità e peculiarità è assolutamente incompatibile con la riattivazione della linea di cottura e deve essere invece conservato, tutelato e valorizzato.
Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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