Una nuova sughera è stata messa a dimora nello splendido parco di Villa Angerer, ad Arco. Ieri alla breve cerimonia, che ha visto anche lo scoprimento di una targa in legno, erano presenti l'assessore provinciale all'istruzione, università e cultura, Mirko Bisesti, insieme al soprintendente Franco Marzatico e a Fabrizio Fronza del Sova curatore del parco della villa, il sindaco Alessandro Betta con l'assessore Guido Trebo, lo storico Romano Turrini ed Emanuela Cretti, presidente dell'Associazione per la Tutela di Romarzollo, sodalizio che ha promosso l'iniziativa. La sughera sostituisce un'analoga pianta originariamente presente e morta tre anni fa.
"Siamo in un luogo magnifico, da parte nostra tutto l'impegno per mettere in sicurezza questo maestoso parco e per restituirlo alla fruizione pubblica e alle iniziative culturali", sono state le parole dell'assessore Bisesti, che ha ringraziato l'Associazione per aver donato la pianta e la targa in legno. E se da parte del sindaco Betta piena disponibilità al confronto su proposte future, la presidente ha parlato di questo momento come una ripartenza. Quindi lo scoprimento della targa in legno, incisa da due artisti dell'associazione durante il primo lockdown imposto dalla pandemia da Coronavirus.
Il complesso di Villa Angerer con l'esteso parco cinto da mura, che si estende per circa 30.000 metri quadrati, è stato in origine una villa padronale, ceduta negli anni 30 del secolo scorso dalla famiglia proprietaria all'Istituto Fides e successivamente trasformata in sanatorio, con l'aggiunta di nuovi edifici, destinati alla cura o di servizio. Nel 1983 il compendio è passato alla Provincia e nel 1994 è stato rimosso il vincolo di destinazione sanitaria, infine nel 2004 è stato riconosciuto bene di interesse culturale dalla Soprintendenza. Recentemente la Provincia ha da poco ristrutturato le coperture dei tetti, per evitare le infiltrazioni di acqua e consolidare la struttura, mentre il giardino storico è sempre stato sottoposto a manutenzione periodica da parte del Sova - Servizio provinciale per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale.
Il parco della villa risale all'Ottocento, durante il periodo del Kurort austriaco, quando Arco si affermò a livello europeo come stazione di cura, apprezzata dalla nobiltà e dalla borghesia austro-ungarica. L’arciduca Alberto d'Asburgo fece costruire la villa e il parco arciducale e altri personaggi illustri arrivarono ad Arco per costruire ville e giardini, approfittando del clima, mitigato dalla presenza del Lago di Garda. Il giardino di Villa Angerer era particolarmente favorevole perché protetto dai venti freddi provenienti da nord.
L’Ottocento fu inoltre epoca di mode botaniche. Spedizioni verso il Nord America e l’estremo oriente portano in Europa nuove specie che arricchirono i giardini europei e nel nostro caso di Arco, stazione favorevole anche per le piante. Fra quelle presenti storicamente nel parco di Villa Angerer vi erano la Quercus suber (sughera), il Quercus ilex (leccio), ma anche l’alloro, le canfore, il lentisco, l'arancio amaro descritte nel 1898 dal consigliere imperiale Max Kuntze nella guida “Arco nel Tirolo meridionale”. Nel parco si trovano ancora alcune rarità botaniche come un gigantesco Cupressus funebris (cipresso funebre), una camelia che fiorisce regolarmente, alcuni grandi cedri, una sequoia della California, una Torreya e monumentali magnolie, cedri e cipressi.
(at) Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento
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