Premesso che:
• dal 1998 in Italia il limite massimo di esposizione al Campo Elettrico a Radio Frequenza (CEMRF) è di 20 Volt/metro (40 V/m per le onde centimetriche) per esposizioni brevi o occasionali, mentre il tetto di radiofrequenza (valore di attenzione) per il campo elettrico generato dalle radiofrequenze, per esposizioni all’interno di edifici adibiti a permanenza non inferiore a quattro ore giornaliere, è di 6 Volt/metro (DM 381/ 98 e DPCM 8/7/2003);
• una modifica introdotta nel 2012 dal decreto-legge n.179/2012 del Governo Monti ha spostato la misurazione del campo elettrico o della densità di potenza dell’onda elettromagnetica per i controlli dei Comuni e delle ARPA dalla media sui 6 minuti, come prevedeva la norma tecnica CEI 211-7, alla media sulle 24 ore, con la conseguenza di ignorare i picchi di esposizione più significativi durante gli orari di maggior traffico dati diluendoli nell’arco della giornata;
• il 24 marzo scorso la IX Commissione Permanente della Camera, Trasporti, Poste e Telecomunicazioni ha espresso parere favorevole alla proposta di adeguamento del limite di esposizione elettromagnetica a quello, meno cautelativo, di 61 V/m vigente in alcuni Paesi Europei. Tale soglia riprende il livello di riferimento contenuto nella Raccomandazione del Consiglio CE 1999/519/CE e risulta 100 volte superiore ai valori di attenzione oggi in vigore in Italia.
Osservato che:
• da più parti viene criticata la prassi ormai consolidata dell’attivazione, in successione, delle tecnologie della telefonia cellulare senza averle sottoposte prima, cautelativamente, ad una sperimentazione scientifica.
Ricordato che:
• il limite di 61 V/m contenuto nella Raccomandazione Consiglio CE 1999/519/CE è correlato solo agli effetti termici, gli unici considerati nella Raccomandazione, che non tiene conto delle numerose evidenze e indagini scientifiche che, nel tempo intercorso dall’approvazione della Raccomandazione ad oggi, hanno dimostrato l’insorgenza di effetti biologici non termici, anche molto gravi, fino all’insorgere di forme tumorali;
• nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS (IARC) ha classificato i CEMRF, soprattutto quelli generati dal telefono cellulare, come “possibili cancerogeni per l’uomo” per l’aumento di tumori del cervello e del nervo acustico nell’area ipsilaterale negli utenti che avevano fatto un uso intenso del telefono cellulare;
• nei primi anni 2000 sono stati avviati due studi di dimensione adeguata sui CEMRF, uno negli USA dal National Toxicology Program del governo americano, l’altro dall’Istituto Ramazzini di Bologna, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2018. Entrambi hanno rilevato aumentistatisticamente significativi di tumori maligni del cervello e delle cellule del sistema nervoso periferico (cellule di Schwann), gli stessi osservati in eccesso negli studi epidemiologici sui grandi utilizzatori di telefoni cellulari. Questi rari tumori sono stati osservati sperimentalmente anche per esposizioni pari a 50 V/m, cioè inferiori ai 61 V/m che costituiscono il livello di riferimento della Raccomandazione europea, ma superiori sia al limite di esposizione occasionale di 20 o 40 V/m a seconda della frequenza, sia al valore italiano di attenzione di 6 V/m;
• i risultati di questi due studi sperimentali hanno indotto lo specifico gruppo di lavoro dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ad inserire la rivalutazione dei CEMRF in calendario come priorità per il periodo 2020-2024, e quindi a breve termine.
Ricordato inoltre che:
• contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, diverse esperienze italiane ed internazionali confermano che il limite di 6 V/m è pienamente compatibile con l’espansione delle telecomunicazioni ed in particolare del 5G;
• in molte città italiane il 5G con la frequenza di 3600 MHz è già in funzione da qualche tempo;
• a Parigi, una delle metropoli più protette d'Europa, in accordo con i quattro principali operatori di rete mobile francesi, il limite di esposizione è stato abbassato a 5 V/m rispetto al precedente di 7 V/m per gli spazi interni. Un accordo simile vige a Lione e a Bruxelles, e a Varsavia è già previsto dalla legge. In Lussemburgo il tetto è sceso a 3 V/m;
• uno Stato su tre dell’Unione Europea oltre a Cina, Svizzera, Russia – dunque gran parte dell’umanità – ha adottato limiti di esposizione più bassi di quelli stabiliti dalla Raccomandazione 1999/519/CE.
Considerato che:
• l’innalzamento, in discussione in Italia, del limite di esposizione ai CEMRF, che si accompagna al rilascio delle concessioni governative a utilizzare nuove bande di frequenza per il servizio di telefonia, alcune delle quali utilizzate con il 5G, non risulta essere necessario ed è quanto meno inopportuno considerati sia i rischi sanitari emersi da studi sperimentali ed epidemiologici sulle frequenze già in uso, sia l’incognita costituita dall’esposizione alle nuove frequenze oggetto delle concessioni più recenti, come quelle collegate al 5G.
Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della provincia di Trento per sapere:
• se non condivida la necessità di sollecitare il Governo attraverso la Conferenza StatoRegioni a non modificare la normativa vigente in Italia in materia di protezione dei cittadini dall’inquinamento elettromagnetico mantenendo la soglia di attenzione di 6 Volt/metro per i campi elettrici generati dalle radiofrequenze all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e a promuovere la realizzazione di ricerche indipendenti, epidemiologiche e sperimentali sugli effetti dell’esposizione a onde centimetriche del 5G a 26 GHz (non ancora studiate in maniera adeguata), al fine di valutare eventuali impatti sulla salute.
Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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