Da uno studio del Ministero della Sanità sulla mortalità ospedaliera (stiamo parlando di quasi 50 mila persone all'anno che muoiono per patologie contratte in ospedale o per casi di malasanità, un numero raddoppiato rispetto a 20 anni fa!) emerge un dato allarmante: si muore di più nei piccoli ospedali che nei grandi. Anche se la dimensione dell’ospedale non può essere l'unico parametro di valutazione, è evidente che trattando pochi casi i medici sono meno specializzati e preparati. Anche in medicina l'esperienza acquisita sul campo ha la sua importanza, come del resto per qualsiasi professione.
È un dato che bisognerebbe tener presente quando si parla di sanità e di ospedali in Trentino. Qui, forse più che altrove, ci sono molti piccoli ospedali la cui ragion d'essere è più legata a clientele elettorali che ad esigenze sanitarie. Senza contare che per giustificare l'acquisto ed il mantenimento di costose apparecchiature per analisi collocate in ospedali periferici si costringono pazienti che vivono nel capoluogo a recarsi ad Arco o a Cles o a Cavalese o a Tione per una TAC o una risonanza magnetica.
Forse per questa ragione gli amministratori di Cavalese, sindaco in testa, hanno ritenuto più ragionevole proporre la ristrutturazione del loro vecchio ospedale, anziché sostenere la richiesta di un gruppo di imprese che hanno proposto di costruire un nuovo ospedale a Masi, occupando oltre tre ettari di terreno, oggi inedificato.
Investire nei piccoli ospedali periferici, con un bacino di utenza ridotto, può in prospettiva risultare molto costoso. Precedenti interrogazioni sui costi del punto nascita di Cavalese, ad esempio, hanno evidenziato che un parto presso quella struttura ha costi sei volte superiori a quelli di un parto presso l'ospedale S. Chiara di Trento. E questo probabilmente vale anche per altri interventi. Non a caso il punto nascita di Cavalese era stato soppresso e successivamente riaperto in deroga alle disposizioni che valgono per tutti gli altri punti nascita cittadini. Né si può confondere il diritto alla salute, sacrosanto, con la richiesta di un ospedale sotto casa!
Non voglio riaprire in questa sede la discussione sulla opportunità e sui costi, soprattutto, degli ospedali periferici, considerata anche una certa reticenza nel fornire i dati completi. Mi preme invece chiedere un po’ più di chiarezza e trasparenza sulla ristrutturazione o sulla costruzione di un nuovo ospedale a Cavalese.
È francamente sorprendente che si presti attenzione (e che attenzione!) ad una proposta di un gruppo di imprese che vorrebbero ottenere l'incarico di costruire un nuovo ospedale a Cavalese, quando la costruzione di un nuovo ospedale non è prevista da alcun piano sanitario, anzi si discuta perfino sulla sostenibilità della struttura esistente. Per non dire che la maggioranza che sostiene l'attuale giunta di Cavalese è contraria alla proposta e desidera solo che venga ristrutturato l'ospedale esistente.
Per avere un quadro attendibile sulla situazione ospedaliera di Cavalese interrogo il Presidente della Provincia per sapere:
a. quanti siano i posti letto dell'ospedale di Cavalese, suddivisi per unità operative, e se siano aumentati o diminuiti rispetto al triennio precedente;
b. il numero dei parti avvenuti in quella struttura ospedaliera, nell’ultimo triennio, quanti tagli cesarei sono stati eseguiti e quante partorienti sono state dirottate sul S. Chiara;
c. quanti interventi ortopedici sono stati eseguiti nel triennio;
d. quali siano gli interventi previsti per la ristrutturazione dell'attuale ospedale di Cavalese ed eventualmente la spesa prevista e l'impresa appaltatrice e quali sono i tempi previsti per il completamento dei lavori;
e. Il numero dei dipendenti (suddivisi per ruolo/competenze) attualmente in servizio presso l'ospedale di Cavalese;
f. poiché l'ipotesi di un nuovo ospedale sarebbe giustificata con le esigenze connesse con i Campionati del mondo di sci del 2026 (ma quali, dovendo presumere che gli atleti, il pubblico e gli accompagnatori siano in buona salute, e quindi tutto potrebbe ridursi a qualche frattura o incidente di gara e a qualche infarto), se non ritenga ragionevole e sufficiente prevedere un potenziamento dei servizio di trasporto infermi (con ambulanza o elicottero) verso gli ospedali esistenti, se l'ospedale esistente non sarà in grado di garantire una assistenza adeguata.
Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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