L'Istituto Superiore di Sanità nel suo recente Rapporto ha cercato di dare risposta a vari quesiti in tema di vaccinazione. Uno certamente importante è il seguente:
"La circolazione delle varianti richiede una modifica delle misure di prevenzione e protezione non farmacologiche (distanziamento fisico, mascherine, igiene delle mani) in ambito comunitario e assistenziale?"
La risposta dell'Iss è no e sottolinea come non sia indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sul distanziamento fisico, sull'uso delle mascherine e sull’igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria una applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure.
Anche se non vi sono attualmente evidenze scientifiche sulla necessità di un isolamento in stanza singola di pazienti con infezioni da varianti virali, tuttavia, in presenza di diagnosi sospetta o certa di infezione da varianti 501Y.V2 o P1 di SARS-CoV-2, o di nuove varianti non ancora significativamente diffuse nella popolazione, l’Iss suggerisce, laddove possibile, di adottare l’isolamento in stanza singola o strategie di cohorting di pazienti infetti da una stessa variante.
Sono state poi identificate alcune condizioni che si associano a un aumentato rischio di contagio e relativa infezione con una nuova variante virale:
• contatto con un caso confermato COVID-19 da variante sospetta/confermata;
• arrivo da zona o paese in cui sia nota la circolazione di nuove varianti;
• presenza di un cluster costituito da un caso iniziale di COVID-19 e numerosi casi secondari tali da suggerire un’aumentata trasmissione virale.
L'Iss sottolinea poi che le prime evidenze scientifiche sembrano mostrare una maggiore carica virale nelle vie aeree superiori delle persone infettate da queste nuove varianti, tuttavia, non è ancora noto per quanto tempo il virus persista in forma capace di cicli vitali in questi soggetti e pertanto è indispensabile rafforzare, attraverso campagne di comunicazione, il rispetto di tutte le misure di controllo non farmacologiche, oltre a evitare gli spazi chiusi e, nel caso di lavoratori, rispettare tutte le ulteriori misure di prevenzione eventualmente prescritte.
Relativamente al distanziamento fisico, non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle nuove varianti virali. Tuttavia - sottolinea l'Iss - si ritiene che un metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe opportuno aumentare il distanziamento fisico fino a due metri, laddove possibile, e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria (come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo).
Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere:
1. se il responsabile del Servizio di prevenzione dell’ APSS ha comunicato ai medici dell'APSS stessa e ai medici della Medicina generale le misure di prevenzione e protezione non farmacologiche per le varianti del Covid-19, elaborate dall'Istituto Superiore di Sanità;
2. quali iniziative, disposizioni vincolanti, informazioni, delibere intende adottare il direttore della prevenzione dell’ APSS per rendere effettive le misure di prevenzione e protezione non farmacologiche per le varianti del Covid-19 elaborate dall'Istituto Superiore di Sanità.
Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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