L’inchiesta sul sentiment di cooperatori e cooperatrici conferma che (anche) le cooperative stanno soffrendo per la crisi economica da pandemia: la metà ha fatturati 2020 in calo, più che raddoppiati i pessimisti per l’andamento del 2021 nel quale si temono ulteriori cali nei margini, nell’occupazione e nella produzione.
Tra le ombre, spiccano dei segnali positivi: la solidità resta forte, la liquidità buona e per il medio periodo la metà delle imprese del sistema si dice ottimista (mai così tante).
Che il 2020 sia stato un anno difficile non ci sono dubbi: solo il 5% delle 148 cooperative che hanno risposto al tradizionale questionario sul sentiment inviato dall’ufficio stampa della Federazione non ha avuto particolari difficoltà ad affrontarlo (sono per lo più Famiglie Cooperative). Per le altre le complessità sono state notevoli, ed hanno avuto conseguenze pesanti a partire dal fatturato, in calo per il 47% di loro (valore triplicato rispetto all’ultima rilevazione), con forti timori per il 2021 sotto diversi aspetti: la contrazione reddituale, produttiva ed occupazionale.
I settori che hanno retto meglio la prova imposta dalla crisi economica da pandemia sono stati quelli del consumo (per 32 Famiglie Cooperative su 36 il fatturato è in crescita) e del credito, con aumenti significativi sia nella raccolta sia negli impieghi.
“Ne è uscita un’analisi interessante, – osserva Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione – in tutti i settori si manifesta una certa incertezza nel futuro, una preoccupazione per il periodo che stiamo vivendo quotidianamente ma anche una serena aspettativa di una ripresa a cui il mondo della cooperazione guarda con una certa fiducia. Quindi preoccupazione per la situazione ma una rinnovata fiducia nel futuro e in una ripresa virtuosa”.
Solidità, liquidità e investimenti
La crisi non ha toccato in modo significativo la solidità delle imprese cooperative, che per il 73% dichiarano di non dover ricorrere al patrimonio per far fronte alla congiuntura (nella rilevazione precedente erano il 79%). Il 21% è in forse (16%) e il 6% sa che dovrà attingere ai ‘risparmi’ delle generazioni passate (5%). Positivo anche il dato sulla disponibilità di liquidità rispetto alle esigenze operative, giudicata buona o media per il 96% dei direttori che hanno risposto. Anche gli investimenti si mantengono per lo più stabili, pur registrando un aumento del 5% delle cooperative che li definiscono in calo (il dato passa dal 14 al 9%), probabilmente per la prudenza imposta dalla situazione attuale. Collegato a questo, va letto il dato sulla domanda di credito: il 35% delle cooperative ha chiesto nuovi finanziamenti (29%), il 5% li ha domandati ma ha ottenuto un ammontare inferiore (9%), il 2% li ha chiesti ma non ottenuti (4%) e il 58% non ne ha proprio chiesti (58%, stabile).
L’occupazione tiene
Commento a parte merita il dato sull’occupazione, che pare registrare una buona tenuta, ma non è possibile comprendere se questo dipenda dall’imposto blocco dei licenziamenti o piuttosto da una precisa scelta di resistenza, che peraltro le cooperative hanno sempre cercato di portare avanti nel corso delle altre crisi economiche. L’inchiesta fa emergere anche un 23% di imprese per cui l’occupazione è addirittura aumentata (di tutti i settori, con una prevalenza nel consumo), mentre per il 17% è diminuita (principalmente nelle cooperative di lavoro, servizi e sociali). Stabile per la maggioranza, ovvero il 60% di quelle che hanno risposto.
Il sentiment di breve e medio periodo
Rispetto alle aspettative per il futuro, le cooperative hanno le idee più chiare degli anni scorsi, o almeno questo è quanto si deduce osservando la polarizzazione delle risposte. Il 31% dei cooperatori si attende peggioramenti per il 2021 (dato più che raddoppiato rispetto alla precedente rilevazione), mentre solo il 19% è ottimista (era il 28%). Si assottiglia dal 60 al 50% la fascia di coloro che puntano sulla sostanziale stabilità della situazione della propria cooperativa per l’annata appena avviata.
Quanto al sentiment di medio periodo (per il dopo 2022) le cooperative sono invece ottimiste: il 50% si attende miglioramenti (dato più alto mai registrato) e solo l’11% è pessimista (dato inferiore mai visto). La fascia degli incerti si ferma al 39% (era il 41%).
Il movimento cooperativo, dunque, immagina che gli effetti della pandemia sui conti delle imprese saranno ancora significativi per il 2021 e il 2022, mentre in seguito manifesta grande fiducia nella capacità del Trentino di salire sul treno della ripresa e correre veloce.
Ufficio Stampa Federazione Trentina della Cooperazione
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