La provincia di Trento, insieme a Lombardia, Campania, Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Alto Adige risulta rosso scuro nella mappa aggiornata del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc). Inoltre dopo il Molise (67%) e l'Umbria (57%) la provincia autonoma di Trento è al terzo posto (54%) per il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva, tenendo conto che la soglia critica nazionale è del 30%. Si possono formulare varie ipotesi che giustifichino questi drammatici dati: ritardi nella diagnosi e di conseguenza nella terapia, trattamenti inadeguati, maggiore aggressività del virus per la presenza delle varianti, tasso elevato di soggetti con patologie multiple, fragilità e altro.
Il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva richiede inevitabilmente un pesante aumento dei carichi di lavoro, la necessità di trasferirvi personale sanitario (Operatori Socio-Sanitari e Infermieri) operanti in altri reparti non Covid con conseguente e inevitabile ridimensionamento di questi ultimi e riduzione delle attività specifiche: calo delle sedute operatorie per mancanza di equipe anestesiologiche impegnate per l'assistenza dei pazienti ricoverati in rianimazione, chiusura di reparti e difficoltà nel rispondere a tutte le richieste di cura e trattamento per i numerosi pazienti affetti da altre patologie.
Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia di Trento per sapere:
1. quali motivazioni ritenga giustifichino l’elevato numero di occupazione dei posti letto Covid in terapia intensiva, che inserisce il Trentino al terzo posto per tasso di occupazione nella graduatoria nazionale (54%) e di gran lunga superiore alla media nazionale (31%);
2. quanti interventi chirurgici programmati, che avrebbero potuto richiedere un ricovero in rianimazione, sono stati rinviati. Si chiede il dato per ospedale e patologia;
3. quale sia la percentuale di occupazione dei posti letto in rianimazione e terapia intensiva per ciascun presidio ospedaliero della rete provinciale;
4. se in Trentino vengono adottati, da parte dei rianimatori, protocolli diversi da quelli applicati in altre provincie e regioni che stabiliscono specifici parametri in base ai quali il paziente ammalato di SARS-CoV-2 deve essere sottoposto a ventilazione invasiva e ricovero in rianimazione e quale protocollo viene seguito;
5. se le interviste che leggiamo quotidianamente sulla stampa locale, rilasciate da medici e dirigenti aziendali, sono tutte autorizzate dal direttore della APSS, come prevede in modo vincolante il regolamento aziendale.
Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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