ARTE | MOSTRE | TRENTO
Dall'11 maggio, ogni mese, allo Spazio Off di Trento, in mostra scenografie, costumi, oggetti, copioni, foto e altri materiali provenienti dagli spettacoli prodotti dall'associazione.
L'iniziativa "The artist is (not) present - Il teatro che non c’è" come spiegano i promotori «vuole rispondere in modo creativo, originale e anche provocatorio alle limitazioni e alle restrizioni da Covid-19, che hanno di fatto ‘congelato’ ogni attività teatrale e culturale in presenza», facendo così riflettere «sul valore della compresenza fisica di attori e spettatori».
Il nuovo progetto, spiegano dallo Spazio Off «si concretizzerà da maggio ad ottobre – in caso di conferma di ‘zona gialla’ in Trentino». L’accesso al pubblico sarà consentito dal martedì al venerdì dalle 18 alle 21:30 «come per una normale e consueta mostra d’arte, o per un museo»: una sola persona alla volta, o due se congiunti, per un tempo massimo di circa 30 minuti previa prenotazione on-line.
«Per tre settimane alla volta - spiegano - verrà allestito nella piccola sala teatrale di via Venezia 5, zona Port’Aquila, a Trento, il set completo di una selezione di quattro spettacoli ideati, prodotti e realizzati negli ultimi 10 anni allo Spazio Off: scenografia, costumi, oggetti di scena, oltre alle luci e i suoni di ogni spettacolo, il tutto arricchito anche da contributi audio e video sugli spettacoli stessi. Inoltre, in foyer verranno esposte fotografie, bozzetti di scena, disegni e progetti di scenografia e costumi, copioni originali, materiali di lavoro, locandine, manifesti. Una sorta di Wunderkammer del teatro ‘congelato’ dalla pandemia, per riflettere sul significato dell’assenza della relazione insostituibile in presenza di attori e spettatori – nucleo fondante dell’esperienza teatrale stessa -, e anche per ripercorrere dieci anni di produzioni e spettacoli teatrali che hanno segnato la storia dello Spazio Off, e i cui materiali sono custoditi nel magazzino dello Spazio Off».
Duplice l’obiettivo «da un lato rievocare, attraverso tutto ciò che esiste di fisico e tangibile di uno spettacolo, lo spirito dello spettacolo stesso rendendolo pubblico e fruibile, ma dall’altro è anche quello di sottolineare fortemente – e dolorosamente – l’assenza dei corpi, degli esseri umani che rendono viva e vibrante l’esperienza teatrale, che è nella sua essenza una compresenza in un “qui” e in un “ora”, al presente, di persone in carne e ossa».
Il titolo del progetto "The Artist is (not) present" come sottolineano gli organizzatori «ricalca infatti la performance del 2010 di Marina Abramovic al MoMA di New York, quando l’artista serba è rimasta seduta 6 giorni su 7, e per 7 ore al giorno per circa tre mesi, nella hall del museo di Manhattan, a disposizione di chiunque volesse semplicemente sedersi di fronte a lei ed entrare in una relazione di sguardo reciproco, occhi negli occhi, senza altri dispositivi, oggetti o mediazioni. Il nostro progetto, nato in tempo di pandemia, è invece esattamente l’inverso, mancando purtroppo la dimensione relazionale e di compresenza tra esseri umani, tipica e fondamentale nell’atto teatrale stesso».
Una condizione che «è esattamente - concludono - ciò che è mancato in questi mesi di chiusura degli spazi culturali e di spettacolo in particolare: agli attori e alle attrici di poter salire su un palco, muoversi, parlare, sudare, sbagliare; agli spettatori e alle spettatrici di condividere assieme il rito della visione collettiva e condivisa di qualcosa – uno spettacolo – tanto effimero quanto potente. Ed è questa esperienza cui siamo stati purtroppo costretti a rinunciare in questo momento storico così difficile, e che con questo progetto vogliamo rimettere al centro, seppur sotto forma di una fruizione ‘al negativo’: tutto ciò che ‘fa’ il teatro – oggetti, scenografie, costumi, luci, suoni, testi, parole… - ma che, senza la compresenza fisica, viva e partecipe di attori e spettatori, semplicemente teatro non può essere.
Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito o scrivere all'e-mail.
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