Gli operatori e le operatrici del sociale che lavorano con le persone senza fissa dimora o nei servizi di bassa soglia non rientrano espressamente nelle categorie individuate come prioritarie dal piano vaccinale. Il Dipartimento salute e politiche sociali, però, durante lo scorso lockdown ha individuato questi servizi come essenziali e assoggettabili a quelli sanitari.
Ora perché i lavoratori che operano in quel contesto vengono considerati essenziali quando si tratta di tenere in piedi un servizio, ma poi non vengono sottoposti a vaccinazione, quando invece sarebbe prioritario, visto che si interfacciano con un'utenza che ha un rischio oggettivo maggiore di contagio, essendo senza dimora e quindi con più contatti sociali promiscui? E perché anche le persone senza fissa dimora non vengono considerate categorie a rischio, anche in vista di un probabile prossimo lockdown durante il quale non avranno una casa dove isolarsi.
Il Piano vaccini nazionale è interpretato da molte Regioni e ASL in senso estensivo, senza rigide categorie che alla fine rischiano di escludere le persone più vulnerabili, come ha già fatto anche per gli/le addetti/e delle pulizie che lavorano direttamente a contatto coi pazienti con CoViD-19.
Il testo dell'interrogazione al Presidente della Provincia e alla Assessora alla salute e alle politiche sociali.
Paolo Zanella
Consigliere provinciale del Trentino
e regionale Trentino-Alto Adige/Südtirol
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